Contin non è più prete «Scelta inappellabile»

Il vescovo Cipolla annuncia le riduzione dell’ex parroco allo stato laicale «Decisione grave, è un momento di sofferenza. Il tempo curerà le ferite»

«Non chiamatemi più don», scriveva in un sms mandato ai suoi parrocchiani di San Lazzaro. Era l’alba di un anno fa e di un’inchiesta giudiziaria ancora per gran parte da scrivere. Ma don Andrea Contin, trascinato nel fango dello scandalo dalla denuncia delle sue amanti, già allora non si sentiva più un prete. Sono passati quattordici mesi e quel percorso si è compiuto anche dal punto di vista formale. Ieri la diocesi ha dato l’annuncio con una nota di poche righe. «Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, dopo aver informato l’interessato lo scorso 3 marzo, e il presbiterio diocesano riunito per il ritiro quaresimale questa mattina (ieri, ndr), comunica che Andrea Contin è stato dimesso dallo stato clericale. La decisione è stata notificata al vescovo di Padova dalla Congregazione per il Clero, presieduta dal prefetto cardinale Beniamino Stella, a cui era stata consegnata la documentazione relativa al procedimento canonico del Tribunale ecclesiastico diocesano».

Sospeso quasi immediatamente a divinis, ossia dai divini offici, don Contin era ancora, fino a ieri, un sacerdote. Ma la coincidente volontà, sua e della chiesa, di chiudere al più presto questa vicenda, ha accelerato un procedimento che, in base alle Norme per la dispensa, è sempre lungo e complesso. Il provvedimento di dimissione ora libera definitivamente Andrea Contin dal peso ingombrante della sua condotta. È dispensato dagli obblighi del ministero presbiterale e dal celibato, mentre - chiarisce la nota della diocesi - per lui resta aperta la porta della comunità cristiana, alla cui vita potrà sempre partecipare.

Il vescovo Cipolla si dice amareggiato e ha invitato pubblicamente a pregare per Andrea Contin, per i sacerdoti e per i fedeli che si sono trovati smarriti di fronte alle vicende che hanno visto coinvolto l’ex presbitero, con particolare implicito riferimento alla comunità di San Lazzaro, che in seguito a quella vicenda ha attraversato una fase molto travagliata, trovando una guida preziosa nel saggio don Giovanni Brusegan. «È un momento di sofferenza per tutti», ha scritto don Claudio Cipolla, «per Andrea Contin e la sua famiglia, per i nostri preti, per le persone coinvolte, per i fedeli tutti e i parrocchiani che lo hanno conosciuto. Non possiamo pensare che si sia giunti a questa decisione così grave senza che siano stati vagliati tutti gli elementi in gioco e per il bene della Chiesa e di Andrea Contin stesso. Ci vorrà tempo per rimarginare le ferite e trovare percorsi di fiducia per quanti si sono sentiti offesi o sono stati confusi da quanto accaduto».

C’è anche una singolare - e sicuramente non voluta - coincidenza nell’annuncio dello “spretamento” di Contin nel giorno della festa della donna. Sono cinque, stando all’esito dell’inchiesta, le donne con cui ha avuto relazioni. E anche se il pubblico ministero Roberto Piccione ha chiesto l’archiviazione per le accuse di violenza privata e favoreggiamento della prostituzione, per lui restano in piedi le accuse di violenza, lesioni e minacce. Reati per i quali una settimana fa l’ex parroco cinquantenne di Busiago di Campo San Martino ha deciso di provare a chiudere i conti con la giustizia con un anno di reclusione, pena sospesa e versando 11.500 euro di risarcimento alla vittima (soldi non richiesti dalla donna). La procura è d’accordo ma la decisione finale è demandata al giudice Cristina Cavaggion che dovrà dare il via libera, se riterrà la pena congrua. L’udienza preliminare sarà fissata a breve. Così Contin, dopo le sue dimissioni dallo stato clericale, potrebbe riuscire a mandare in archivio questa storia definitivamente nel giro di poche settimane.

Cristiano Cadoni

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