Contratto da schiava: le pratiche bondage non erano maltrattamenti

PADOVA. Rinviato a giudizio per stalking ma non per maltrattamenti. Il compagno “padrone” balzato alle cronache per aver fatto firmare un contratto di schiavitù alla convivente, conosciuto nell’ambiente con il nome di Mastro Cordaio perché maestro di Bdsm (bondage domination sado masochism), probabilmente dovrà ringraziare proprio l’accordo consensuale fatto firmare all’amata in tempi non sospetti. L’uomo, 42 anni, residente nell’immediata periferia cittadina, venerdì è stato avvisato della conclusione delle indagini svolte dal pubblico ministero Sergio Dini. Certo, dovrà rispondere davanti alla legge per i presunti atti persecutori nei confronti della ex. Ma l’utilizzo di corde e legacci per arrivare al godimento non si configura come “maltrattamento”.
Il “padrone” esulta. «Era semplicemente un gioco consensuale e consapevole» sottolinea l’uomo sventolando l’avviso di conclusione indagini della procura di Padova, «la ritengo una svolta decisiva in questa brutta storia. La denuncia per maltrattamenti fatta dalla mia ex compagna è decaduta. Dunque il Bdsm non è violenza e nemmeno sopraffazione come volevano far figurare all’inizio».
La storia. La vicenda è emersa ad agosto dello scorso anno, quando la donna, una commessa di 31 anni della cintura urbana, ha denunciato l’ex compagno. Per dimostrare com’erano i loro rapporti ha allegato nella denuncia il “contratto di schiavitù” che lui le aveva fatto firmare a marzo del 2004. Un documento “consensuale e a tempo indeterminato” nel quale lui veniva definito “il padrone” e lei “la schiava”. Due fogli dattiloscritti firmati da entrambi in cui venivano messe nero su bianco tutte le regole, a letto e anche fuori. «La schiava accetta di rivolgersi al padrone con il termine di padrone o signore o master e sempre rispettosamente anche fuori dalla sessione vera e propria. Il padrone le fornisce un oggetto che segni simbolicamente l'appartenenza della schiava a se stesso. La schiava accetta di ricevere le punizioni appropriate per ogni infrazioni al presente contratto e si impegna ad accettarle con umiltà, imparando la lezione...». La denuncia è stata presentata in procura in concomitanza con il boom del libro “Cinquanta sfumature di grigio” e questo ha contribuito ad aumentare lo scalpore attorno a questa storia.
Battaglia legale. «Il contratto, in parte, è valso come consenso informato» continua il quarantaduenne rinviato a giudizio, «del resto erano elencate tutte le attività da fare insieme. Ora io e il mio avvocato Serena Pomaro ci prepariamo alla battaglia legale per quel che riguarda lo stalking. Mi contestano telefonate e messaggi che io avrei fatto insistentemente. Ma io volevo solo sapere come stava mio figlio». Già. L’ex padrone e l’ex schiava hanno anche un figlio. Il pm Dini ha affidato una consulenza tecnica a un esperto per chiarire se il particolare "trattamento" riservato alla donna abbia irrimediabilmente distrutto o danneggiato la figura materna agli occhi del figlioletto. «Adoro mio figlio e sono sicuro che tutta questa vicenda finirà in una grossa bolla di sapone. Confido nella Legge e sono sicuro che riuscirò a dimostrare la mia innocenza».
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