Coro di anziani e ragazzi per risvegliare i ricordi

I malati di Alzheimer dell’Oic si sono esibiti con i giovanissimi dei Summertime Rigon: «Progetto intergenerazionale: con la musica coltiviamo le emozioni» 
FORCELLINI. Li hanno chiamati “Le memorie nel petto riaccendi”, da un verso del Va’ Pensiero. Perché i ricordi, per un malato di Alzheimer, non si annidano più nella mente, ma nel cuore, che nonostante gli anni sa ancora battere d’emozione quando la musica invade l’aria. L’esperimento è stato tentato quest’anno per la prima volta, all’Opera Immacolata Concezione di via Nazareth: da un lato i malati di Alzheimer dell’Oic e dall’altro i giovanissimi dei Summertime, insieme in un unico coro. Il loro repertorio si divide a metà tra le canzoni care ai nonni (dal Va Pensiero a O sole mio) e le più amate dai bambini (dalla colonna sonora di Cenerentola a quella della Bella e la Bestia).


Ieri la prima esibizione pubblica dopo mesi di prove, davanti ad amici e parenti: la sala era piena e gli applausi scroscianti. I giovanissimi del coro gospel “Summertime” si sono presentati rigorosamente vestiti di nero, mentre gli anziani in bianco con uno sfizioso fiore all’occhiello. Non cantano proprio come i cori tradizionali: c’è chi è più preparato su un versante e chi sull’altro, chi non perde una nota e chi canta con un filo di voce. Chi si perde e poi ritorna, chi ci prova e pazienza se stecca un po’. C’è anche chi non sembra quasi cantare: le labbra si muovono appena, ma gli occhi brillano d’emozione.


«L’attività» spiega Michela Rigon, direttore sanitario della fondazione Oic, «rientra all’interno del progetto “Nuovi Passi”, riservato a persone con demenza e con disturbi del comportamento. Quello del coro, in particolare, nasce come progetto intergenerazionale, perché affianca nonni e bambini. Questo è un luogo chiuso, quindi protetto, ma grazie a queste attività è anche ricco di vita. Solo così può assumere una valenza terapeutica, come strumento di cura». Ecco quindi, nell’ottica di rendere più vivace la quotidianità degli ospiti, la proposta di farli cantare: «Un esperimento riuscitissimo» conclude Rigon, «che speriamo di poter continuare. La musica suscita emozione e l’emozione suscita ricordi. Per loro, che fanno così fatica a ricordare, questa è una conquista che li fa sentire vivi». Gli anziani, che sono una ventina circa, hanno aderito spontaneamente: non sono stati selezionati in base alle doti canore, semplicemente hanno deciso di mettersi in gioco e cimentarsi. Chi facendo un po’ più fatica e chi meno. Il concerto di ieri è frutto di una collaborazione durata mesi: oltre all’Oic hanno partecipato Centro Sollievo “Un abbraccio per l’Alzheimer”, Centro Diritti per il malato, Istituto Configliachi, e Casa Madre Teresa di Calcutta. Gli anziani dell’Oic, ogni settimana, hanno preso un pulmino per il Centro Sollievo, dove c’era la sala prove. E lì si sono esercitati con passione. Per il saggio sono stati scelti sei testi: Va’ Pensiero, O Sole Mio, l’Inno di Mameli, Cuor non dirmi no (Anastasia), È una storia sai (La Bella e la Bestia), I sogni son desideri (Cenerentola). Ogni canzone è stata scelta con cura e ha un significato, anche terapeutico, preciso: «I sogni son desideri» dice la direttrice del coro, «perché ognuno di noi ha un desiderio che lo tiene in vita. Citando una nostra “giovane” amica ottantenne: “Io me lo ricordo, lo so bene chi è Cenerentola. Cenerentola siamo noi”».


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