Così sembra una maledizione: vivere da malati per morire sani

Fatti non fummo per viver nella tristezza. E per mangiare insetti, forse. Eppure un domani neanche troppo lontano potrebbe riservarci strade con insegne tipo “Grilli alla griglia”
epa03831312 (14/15) A Thai vendor shows fried insects prices to tourists with a calculator at Khao Sarn road, a spot tourist area in Bangkok, Thailand, 20 July 2013. Insects have long been on the menu in Thailand, but academics and the United Nation's Food and Agriculture Organization (FAO) officials are hoping they will become a more common global source of protein and nutrients to meet the need for growing world food requirements in the future. EPA/NARONG SANGNAK PLEASE REFER TO ADVISORY NOTICE (epa03831298) FOR FULL FEATURE TEXT
epa03831312 (14/15) A Thai vendor shows fried insects prices to tourists with a calculator at Khao Sarn road, a spot tourist area in Bangkok, Thailand, 20 July 2013. Insects have long been on the menu in Thailand, but academics and the United Nation's Food and Agriculture Organization (FAO) officials are hoping they will become a more common global source of protein and nutrients to meet the need for growing world food requirements in the future. EPA/NARONG SANGNAK PLEASE REFER TO ADVISORY NOTICE (epa03831298) FOR FULL FEATURE TEXT

Fatti non fummo per viver nella tristezza. E per mangiare insetti, forse. Eppure un domani neanche troppo lontano potrebbe riservarci strade con insegne tipo “Grilli alla griglia” e catene in franchising di fast food dall’emblematico e ben poco promettente marchio “Cavallette&cavolfiori”. Molto triste e all’improvviso così realistico grazie all’intreccio di due notizie che rappresentano altrettante tendenze. Accade sull’asse Strasburgo-Ginevra, sui 390 chilometri scarsi che separano Parlamento europeo e sede dell’Organizzazione mondiale della sanità, che noi abbreviamo in Oms ma il vero acronimo sarebbe Who, da World health organization.

Pochi minuti di distanza fra una notizia e l’altra. La prima, quella che viene dall’Oms o Who che dir si voglia, è l’ultima di una serie che sa di bombardamento del piacere di mangiare. Notizie forse anche date male ma certo messe lì per esser raccontate con quel taglio simil memento mori (dal latino: ricordati che devi morire). Parla della prossima apertura di un’inchiesta sugli effetti del caffè, del mate argentino e delle altre bevande calde sul nostro organismo con il chiaro messaggio che se si indaga qualcosa di male dovrà pur esserci. Il tutto in coda alla messa alla gogna degli insaccati, delle carni rosse e dei derivati. Poi, pochi minuti dopo, dal Parlamento europeo arriva il via libera a insetti, alghe, vermi, larve e scorpioni nei piatti dei cittadini del Vecchio continente, conditi anche da una spruzzata di cibi prodotti in laboratorio.

Certo, non siamo (ancora) al proibizionismo ma è inevitabile pensarci (chi l’avrebbe mai detto, potrebbe nascere la figura del pusher di prosciutto) visti anche i toni da crociata utilizzati in special modo per le carni, in prima battuta dipinte come potenzialmente cancerogene al pari del fumo per poi scoprire che quel “a pari” certo non era così tanto pari ma molto dispari. E cioè che il tabacco è sicuramente cancerogeno, carni rosse e carni lavorate forse e non si sa oltre quali quantità e, mal che vada, in una proporzione dell’ordine di uno a 40mila volte in meno del tabacco.

I toni sono quelli della crociata, anche perché poi in coda arrivano quelli che sollevano questioni etiche sul consumo di proteine animali e sponsorizzano altri regimi alimentari, quello vegetariano e soprattutto quello vegano. Scelte tutte quante rispettabilissime ma il contesto, lo sfondo e soprattutto i toni hanno un retrogusto di anatema, una messa con le spalle al muro. Senza quasi scelta: vivere da malati per morire da sani.

Scelta, appunto. Anche se il problema c’è e andrà affrontato ben più seriamente di così: le risorse non sono infinite, in mare come in terra. E che non si possa pensare di tenere questi ritmi di produzione, con allevamenti intensivi, nessuno lo nega, a parte qualche irriducibile della bistecca alla fiorentina. Dovremo ridurre ma certo non smettere, fin quando ci sarà qualcuno che vorrà farlo. In fondo, anche se dovesse davvero far male, di bistecca passiva non è morto mai nessuno, di fumo passivo solo in Italia ogni anno in mille vanno all’altro mondo.

Ma è impensabile che si possa arrivare a un riequilibrio con la coercizione o sollevando temi etici. Per carità, tutto scorre, tutto è in movimento e non è perché si è sempre fatto così che si debba per forza andare avanti all’infinito. Ma sono gli stessi oncologi e i nutrizionisti a frenare, a tirare in ballo la necessità di un regime alimentare più adatto per ognuno, che sappia coniugare il piacere della tavola con la cucina sana. Senza crociate. Peraltro in Italia siamo già molto avanti, perché la dieta mediterranea è patrimonio dell’Unesco, al pari dell’Oms organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura.

Già, la cultura. Il nostro cibo è anche questo, è da tempo un modo di educarci a un’alimentazione sana. E sana già lo è. Poi, certo, se uno invece di un bicchiere di vino ne beve tre, se invece di mangiare la carne rossa due volte alla settimana la mangia tutti i giorni, è chiaro che è fuori prima di tutto dai parametri di rispetto di se stesso.

Mangiare, in fondo, è anche un piacere. E, con tutto il bene che si può volere al progresso, vien difficile pensare a inni alla gioia con grilli e cavallette.

@s__tamburini

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