Covid, coppia di Due Carrare si ammala in gita e fa causa agli organizzatori
Un ultrasettantenne e la moglie irritati per le regole di prevenzione disattese. «Chiediamo il risarcimento dei soldi persi nella vacanza saltata per la positività»
DUE CARRARE. Due anni e mezzo a cercare di scansare il virus attuando ogni forma di prevenzione. Poi ecco la gita organizzata con più di qualche carenza, almeno a detta dei diretti interessati, e lo sfortunato incontro con il Covid. E tante altre spiacevoli conseguenze, non ultima una vacanza saltata.
E così i protagonisti della vicenda decidono di far causa agli organizzatori, «più per principio che per effettiva necessità di recuperare un danno economico».
A parlare è Vladimiro Noventa, ragioniere di Due Carrare, ultrasettantenne e già Maestro del Lavoro. Lo scorso giugno lui e la moglie hanno contratto il Covid.
«Abbiamo fatto di tutto per evitarlo nei due anni e mezzo di pandemia, vista la nostra età» spiega «Non siamo usciti la sera, abbiamo ridotto al massimo i contatti, ci siamo sottoposti a tutte le vaccinazioni».
Il che non vuol dire escludersi dalla socialità: «A maggio scorso abbiamo fatto una gita a Milano ed eravamo solo in 23. Nonostante il numero ridotto dei partecipanti, l’organizzazione ha previsto un autobus grande, da 50 posti. L’autista mi disse che era una precauzione per permettere il distanziamento».
Nell’occasione a tutti i partecipanti era stata misurata la temperatura all’ingresso sul pullman, con l’invito a usare la mascherina.
Non lo stesso comportamento visto il mese dopo, in una gita con meta una località in Friuli, «a cui purtroppo io e mia moglie abbiamo aderito», ricorda amaramente l’ultrasettantenne. Nell’occasione c’erano 19 partecipanti più l’autista. «Per risparmiare, l’organizzatore ha prenotato un autobus da 20 persone: eravamo stretti come sardine».
Le precauzioni viste nella precedente esperienza di maggio non sono state ripetute: nessuna misurazione di temperatura, distanziamento annullato, nessun obbligo di mascherina. E poi «a gita iniziata abbiamo notato che in fondo al pulmino c’era una signora che continuava a tossire: essendo il mezzo tutto pieno, non è stato possibile cambiar posto».
Due giorni dopo, il 4 giugno, la coppia parte per il mare, per raggiungere un villaggio turistico: soggiorno di una settimana, pagato con anticipo. Peccato che dopo poco a moglie e marito sale la febbre a 39 e arrivano i dolori tipici del Covid. La coppia va in farmacia, si fa il tampone e il responso è chiaro: positivi. «Siamo stati costretti ad andarcene».
Le conseguenze: diciotto giorni d’isolamento, tre controlli prima di riscontrare la negatività, ferie rovinate e 683 euro di anticipo al villaggio turistico totalmente persi, ma anche una visita medica saltata e 107 euro spesi per poterla recuperare in tempi rapidi. «Appresa la positività, ho subito contattato l’organizzatore della gita, invitandolo ad avviare uno screening tra i partecipanti» continua il ragionier Noventa «Lui con mia grande sorpresa mi ha risposto: “E vabbeh, sono positivo anche io e come me tanti altri partecipanti».
Di fronte a quella negligenza, «che ha portato a una sorta di “pandemia locale”», Noventa ha chiesto alla ditta che ha fornito il pulmino il nome dell’assicurazione di riferimento, per chiedere il rimborso dei soldi anticipati per le ferie. «“Lei è matto, mi fa ridere”, mi hanno risposto» continua il malcapitato «A questo punto mi sono convinto a iniziare l’azione legale». La coppia si è affidata a un legale: la prossima settimana ci sarà un incontro tra l’avvocato e gli organizzatori della gita per cercare un accordo, che però pare difficile. Si procederà quindi a denuncia.
«Per avere la sentenza di un giudice passeranno mesi» chiude Noventa «ma nel frattempo questi signori, per risparmiare un centinaio di euro, continueranno a operare nello stesso modo senza prendere le necessarie precauzioni: faranno altri disastri. Ho ritenuto mio dovere civico rendere pubblica la cosa per far sì che anche altri denuncino situazioni di questo genere». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova