Crisi Blue Box Incrociano le braccia i 228 lavoratori

Presidio davanti all’azienda del gruppo svedese Swegon Il sindacato rigetta la richiesta di 27 licenziamenti
Di Elena Livieri
BELLUCO SCIOPERO LAVORATORI DITTA BLUE BOXE CONA (VENEZIA)
BELLUCO SCIOPERO LAVORATORI DITTA BLUE BOXE CONA (VENEZIA)

PIOVE DI SACCO. Presidio dei lavoratori ieri alla Blue Box Group, nella sede della zona industriale di Cantarana di Cona (Venezia).

I dipendenti della multinazionale (119 impiegati e 109 operai complessivamente) hanno deciso di incrociare le braccia dopo l’assemblea in cui, quasi all’unanimità, hanno rigettato la proposta avanzata dai vertici aziendali per far fronte ai 27 licenziamenti, la cui procedura è scattata a gennaio.

La Blue Box, fondata da Severino Veggian, attuale presidente mandamentale di Confindustria Padova per l’area del Piovese, è disposta ad accettare un periodo di contratti di solidarietà. Ma non intende rinunciare ai licenziamenti. E questo è il nodo in cui si è arenata la trattativa che da gennaio cercano di condurre i rappresentanti sindacali di Fiom Cgil e Fim Cisl, rispettivamente Luca Badoer e Massimo Sartori.

«L’azienda» ricordano i due sindacalisti padovani, «è stata venduta alla multinazionale svedese Swegon nel 2010 e già nei primi incontri che abbiamo avuto con i nuovi vertici della proprietà scandaniva, si era prospettato uno sviluppo dell’attività, puntavano a raddoppiare il fatturato e anche a incrementare i livelli occupazionali».

« Invece a gennaio», proseguono i rappresentanti sindacali di Cgil e Cisl, «è stata avviata la procedura di mobilità per 27 impiegati. La prima proposta al tavolo di trattativa» denunciano i sindacalisti, «era irricevibile: nel piatto la multinazionale metteva sei mesi di contratto Inps per gli esuberi».

Fiom e Fim hanno chiesto allora i contratti di solidarietà, ma finora anche questa ipotesi di trattativa sembra non lasciare davvero spazio alla prospettiva di rientro della procedura di mobilità. «L’azienda del gruppo svedese proponeva i contratti di solidarietà solo per i 27 lavoratori, ma sono state raccolte 72 adesioni da parte degli altri colleghi affinché questi contratti coinvolgano a turno anche loro, nell’ottica di lavorare tutti anche se in misura ridotta».

Anche questa soluzione, da cui è emerso chiaramente un solido spirito di solidarietà fra i dipendenti della Blue Box, non ha incontrato però l’atteso favore della multinazionale.

«L’ultima proposta, discussa nel corso dell’assemblea di questa mattina (ieri, ndr)» illustrano Badoer e Sartori, «è di garantire agli esuberi dieci mensilità, oppure cinque mensilità e un anno di contratto di solidarietà per i 27. Ma non si può accettare che un’azienda che produce utili riduca il personale. Non c’è alcun rispetto per la dignità dei lavoratori», è l’accusa lanciata dai sindacalisti. «È necessario allora perseguire vie diverse dal licenziamento, sfruttare gli strumenti alternativi che ci sono».

Per i dipendenti della Blue Box il tempo stringe, perché il 13 aprile scade la mobilità: «È previsto un incontro il 12 in Provincia a Venezia» annunciano Badoer e Sartori, «vogliamo un piano industriale chiaro e che dia prospettive occupazionali. Lasciare a casa un lavoratore oggi, significa condannarlo alla disoccupazione».

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