Culla per neonati abbandonati da dieci anni rimane vuota

Collocata in via San Massimo con il progetto “Ninna ho” di Fondazione Rava Nardelli (Ostetricia): «Dato positivo, significa che funziona la cultura della vita» 
CARRAI - PRESENTAZIONE CULLA TERMICA NINNA HO.
CARRAI - PRESENTAZIONE CULLA TERMICA NINNA HO.



Nell’Italia che registra un tasso di natalità fra i più bassi d’Europa, c’è solo una culla che rende felici sapere essere sempre vuota ed è quella destinata ad accogliere i neonati abbandonati. La versione moderna della ruota degli esposti, che a Padova è collocata in via San Massimo, accanto al punto prelievi, compie i suoi primi dieci anni e finora non è ancora stata utilizzata. «Un dato positivo che testimonia come la cultura della vita funzioni» il commento del direttore della Clinica Ostetrica dell’Azienda ospedaliera Università di Padova Giovanni Nardelli.

10 anni

L’ospedale padovano ha aderito da subito al progetto “Ninna ho” avviato 10 anni fa dalla Fondazione “Francesca Rava” e Kpmg. La culla è costata 90 mila euro - interamente finanziati dai promotori del progetto - ed è riscaldata. Quando vi si posa il neonato, ci sono dei sensori che si attivano con il peso ed è sorvegliata da telecamere 24 ore su 24. All’esterno c’è una tapparella automatica termoisolata, un citofono collegato con il Pronto soccorso ostetrico e il pulsante che consente di aprire la culla, facendo alzare la tapparella. A quel punto è possibile collocare il neonato nella culletta. E la tapparella si richiude facendo scattare l’allarme collegato al servizio emergenza che avvisa subito i reparti di Ostetricia e Patologia neonatale che intervengono per recuperare il neonato assicurandogli tutte le cure del caso. la culla assicura alla donna che abbandona il neonato il totale anonimato.

nessun abbandono

Da quando la culla per gli abbandoni è stata collocata in via San massimo grazie al progetto “Ninna ho”a cui l’Azienda ospedaliera padovana ha aderito, nessun bebè c’è finito dentro. «È un dato che va letto positivamente» sottolinea il direttore della Clinica Ostetrica Nardelli, «è importante che ci sia un punto di riferimento mentale, un salvavita. Lo stesso fatto che sia stata collocata questa culla» continua il professore, «ha innescato una campagna di sensibilizzazione e informazione sul tema dell’abbandono dei neonati e dei diritti delle donne».

la normativa

La legge consente alle future mamme in grave difficoltà di poter partorire in anonimato e sicurezza, per la propria salute e per quella del nascituro, in qualsiasi struttura ospedaliera pubblica. Le culle termiche costituiscono un ulteriore alternativa per le madri che decidono di abbandonare il neonato, scongiurando gesti disperati. «A Parma, prima dell’installazione della culla termica come la nostra» rileva Nardelli, «c’erano stati tre casi di bebè abbandonati in condizioni drammatiche, poi più nessuno». Il punto nascite dell’Azienda ospedaliera chiuderà l’anno con circa 3.500 parti. Solo due bebè, nati in ospedale, non sono stati riconosciuti. —

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