Da 10 giorni senza acqua calda il teleriscaldamento nel mirino

Complesso di via Toselli, inquilini esasperati: disagi che vanno avanti da anni «Servizio costoso e inefficiente: per l’Ater la nostra è una scusa per non pagare»

palestro. Dieci giorni senza acqua calda. Costretti a chiedere ospitalità a parenti e amici per una doccia. Il tutto non per un guasto isolato, ma per una piaga che va avanti da quindici anni. Costosissima e in quello che doveva essere un fiore all’occhiello per l’edilizia residenziale pubblica padovana. Sono esasperati gli inquilini del complesso di via Toselli, 160 appartamenti Ater tra cui il celebre “giardino d’inverno”. O “giardino d’inferno” come lo hanno ribattezzato visti i disagi causati dal teletermo, sistema che dovrebbe fornire riscaldamento e acqua calda ma che dal 30 agosto vede acuiti i suoi tristemente noti problemi.

tombino ceduto

«Quella mattina alcuni operai passando sul vialetto con il furgone sono sprofondati in un tombino il cui coperchio, pericolante da anni, ha ceduto», racconta chi ha assistito alla scena «Hanno segnalato il danno ad Ater, ma la rottura della lastra di cemento ha portato alla luce una scomoda verità: le zampillanti perdite alle tubature». Le valvole di scambio sono sommerse dall’acqua che anziché arrivare agli alloggi va ad annaffiare la rigogliosa vegetazione del giardino. «Nessun nesso tra l’incidente e il guasto: l’acqua calda mancava già dal mattino», precisano Alessandra Toso e Valija Crespan, con tanti altri che non se la sentono di metterci faccia e nome. «Il problema è un impianto fatto di pezzi di scarto e rattoppi. A ogni temporale salta qualcosa, in casa ci sono perdite ovunque. Un elettricista si è rifiutato di toccare i cavi esposti incrostati di calcare e bagnati», raccontano. Dopo decine di segnalazioni, il 2 settembre le prime riparazioni. Non per tutti però, perché un’intera palazzina una settimana dopo era ancora senz’acqua calda. «A dieci giorni dal guasto ho preteso il numero della ditta per le manutenzioni. Il tecnico è arrivato poco dopo e mi ha detto di non aver mai ricevuto da Ater i nostri avvisi, quando loro stessi mi avevano assicurato di averli informati», commenta una donna.

perizia

Il 30 giugno l’Ater avrebbe dovuto rendere pubblica una perizia sull’impianto, finora mai vista. A incrementare il malumore sono gli altissimi costi. «Arrivano bollette da 900 euro, con voci e costi incomprensibili. Da inizio anno più nulla, perciò temiamo una prossima stangata. All’inizio per tre anni non sono arrivate bollette, per poi trovarsene da cinquemila euro», si sfogano. «Lo spacciano come un sistema per risparmiare, invece hanno investito milioni e ora non ammettono la sconfitta. Così noi ci troviamo a pagare un servizio inesistente. Ater dice che ci lamentiamo di problemi inesistenti per non pagare: un’offesa che rispediamo al mittente. Siamo pronti a pagare, ma con un sistema funzionante e costi giustificati, non per far rientrare nelle loro tasche i soldi che hanno sperperato». —

Serena De Salvador

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