Dal vortice delle coop patrimoni investiti in bar e gioco d’azzardo

Il maresciallo Lorenzini della GdF ricostruisce lo scenario Dal Consorzio Enjey alle scatole cinesi di Zampieri & C
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE
GENESIN - INCONTRO AVVOCATI IN TRIBUNALE

PADOVA. Riprende domani mattina davanti al Tribunale (presidente Alessandro Apostoli, giudici a latere Nicoletta Stefanutti e Elena Lazzarin) il processo alla “cricca della logistica” con 17 imputati, fra cui Willy Zampieri e i consulenti Paolo Sinagra Brisca e Patrizia Trivellato.

Dalle udienze, finora, emerge la conferma di una “zona grigia” nelle piattaforme in cui consorzi e coop di facchinaggio lavoravano in appalto per marchi del calibro di Aspiag, Marr, Diesel o Acqua e Sapone. Lavoratori pagati 7,18 euro lordi all’ora, con buste paga tutt’altro che impeccabili e soprattutto con evasione degli obblighi previdenziali. Un vortice di sigle con le coop destinate ad alimentare patrimoni paralleli, reinvestiti nell’immobiliare come in locali pubblici e non solo.

La deposizione-chiave. È quella di Nicola Lorenzini, maresciallo della Guardia di finanza, che risponde alle domande del presidente, del pm Orietta Canova e dell’avvocato Giorgio Gargiulo che rappresenta la Filt-Cgil costituitasi parte civile nel processo.

Ricostruisce nel dettaglio il ruolo del Consorzio Enjey, costituito il 2 maggio 2005. «Nei primi mesi del 2008 iniziamo a fare le intercettazioni e ci troviamo di fronte ad un soggetto giuridico che non era menzionato dall’Inps» conferma il maresciallo, «e cominciamo a capire che per porre in essere tutti questi importanti cantieri logistici ci vuole una struttura. Per noi erano un po’ deficitari di esperienza per lavorare per Aspiag, Marr o Pam...».

La Guardia di Finanza effettuerà una minuziosa “radiografia” delle attività logistiche alla luce degli adempimenti amministrativi. Agli atti del processo, una mole di documenti: dichiarazioni dei redditi, contabilità, Durc e F24 falsi. E in aula il maresciallo ha esibito anche la “trimestrale 2008” di Zampieri con il numero di preparatori, colli, ore e valore della produzione nelle piattaforme logistiche.

Locali pubblici. Nello studio di Sinagra aveva sede Free West che opera dal 10 gennaio 2006 con un capitale sociale di 90 mila euro e Zampieri come rappresentante legale. Ecco che - anche grazie al “filtro” di un’altra società, Promar - si arriva agli investimenti paralleli della cricca. Lo dichiara in aula il maresciallo: «Attività di ristorazione vicino al Cinema City di Limena e a Silea. Poi c’era il locale Il Miticò alla Stanga , sempre con Promar che è lo strumento-filtro che permette a Zampieri diricavare i proventi dalle cooperative per poi utilizzarli nei propri investimenti».

Nel ramo immobiliare, invece, opera dal 2003 la società della convivente di Zampieri. E nel patrimonio verificato dalle Fiamme Gialle durante le indagini non mancano terreni nella zona di Saonara. Di più: «Sono state aperte attività nel campo del gioco d’azzardo» certifica Lorenzini.

Dietro le quinte. Nel processo, agli atti, la conferma del legame fra Zampieri e Floriano Pomaro: «Era la persona che girava appalti. Successivamente ai fatti è diventato lui l’appaltatore diretto con le sue società».

Ma una precisa domanda dell’avvocato Evita Dalla Riccia (in udienza per conto della parte civile Dragon Fly) rivelachi fosse l’ultimo amministratore della cooperativa Euro Job, Cesare Colle.

Era “accudito” regolarmente alle Cucine Popolari? «Sì, ... mi sembra che gli ispettori dell’Inps abbiano fatto quest’accertamento già nel 2005» risponde il maresciallo a verbale, «Suor Lia, mi sembra che avesse riferito in merito a questa persona...».

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