Dalla Bosnia a Padova per un trapianto-bis

CAMPO SAN MARTINO. La malattia stava vincendo, ma la voglia di vivere era ancora tanta. Kadir Salibasic, 38 anni, vive in Bosnia e ha subito un trapianto di rene e fegato. A Gracanica, nel villaggio di Gornja Orahovica, a circa 150 km da Sarajevo, i volontari del gruppo Sconfina Menti di Campo San Martino operano dal 1992 all'interno del Comitato di Sostegno alle Forze e Iniziative di Pace. Lì, nei primi anni Novanta, la guerra colpì duramente la popolazione civile provocando migliaia di profughi, soprattutto musulmani: è in particolare a loro che i volontari del comitato cercano di dare sostegno. Ma Kadir è un caso speciale: non è musulmano, e nemmeno profugo. All'epoca dei fatti era semplicemente un ragazzo colpito da epatite C. Quando nel 2001 la sua storia arriva ai volontari, la decisione di aiutarlo è immediata: «Se fosse rimasto lì, non sarebbe sopravvissuto», commenta Milo Lucatello, coordinatore del comitato. «Al tempo, grazie a finanziamenti regionali per persone in difficoltà provenienti dall’Est europeo, Kadir ebbe la possibilità di curarsi all’ospedale di Padova dove, un anno più, tardi fu sottoposto a trapianto di rene e fegato».
L’operazione andò a buon fine e permise a Kadir di tornare a vivere: «Dopo il trapianto, una volta tornato nel mio Paese, mi sono sposato, ho iniziato a lavorare e a condurre una vita normale», racconta lui stesso. Ma gli organi trapiantati non resistono per sempre: «In media un trapianto dura una decina di anni, dopo è necessario subire un nuovo intervento», spiega Milo. Kadir convive con questi organi da 16 anni. Tre volte alla settimana fa dialisi, ora ha bisogno di un nuovo trapianto. Così è tornato in Italia e si è sottoposto a una quindicina di visite in tre settimane, nella speranza di entrare nella lista d’attesa e di trovare un rene compatibile. «Ora, però, non ci sono più finanziamenti regionali per casi come quello di Kadir, che deve farsi carico di un intervento che costa circa 60mila Euro», continua Milo.
Una raccolta fondi in Bosnia ne ha finora recuperati circa 40 mila: «Ne restano da raccogliere più o meno 20 mila. Il prossimo passo sarà aprire un conto corrente in Italia per raccogliere la somma mancante», conclude Milo. «Kadir, intanto, ricambia la solidarietà ricevuta mettendosi al servizio degli altri: quando andiamo in Bosnia, lui fa da interprete e aiuta nelle attività con i bambini». Mentre racconta la sua storia, Kadir non smette di sorridere: «Non ringrazierò mai abbastanza tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni: dai volontari ai medici, in particolare la dottoressa Patrizia Burra che mi ha seguito in questo difficile percorso», sottolinea. «La sanità italiana, e in particolare quella padovana, mi hanno permesso di tornare a vivere». Per info sulla raccolta fondi: sconfinamenti.csm@gmail.com.
Martina Mazzaro
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