Dalle capsule dei tappi ecco i gioielli del vino

L’idea di un orefice padovano presentata al Vinitaly e sposata da una viticultrice veronese che mette a disposizione la “materia prima” per creare i gioielli

PADOVA. Tappi di spumante trasformati in gioielli. Giò Patuzzi, orefice di San Giorgio in Bosco, ne ha fatto la sua arte e in questi giorni l’ha portata al Vinitaly di Verona. . Una seconda vita per le capsule dei tappi dello spumante, trasformate in originali anelli, orecchini e pendagli da Patuzzi, che ha trovato la materia prima da una produttrice veronese con la mediazione delle “donne del vino” di Coldiretti Veneto.

«Recuperiamo e reinterpretiamo l’idea dell’impiego di materiale povero in oreficeria – spiega l’orafo – come già si faceva da studenti all’Istituto d’Arte Padovano Pietro Selvatico. Dallo scambio di alcune foto è nato questo esperimento che ha subito riscosso curiosità e interesse fra gli amanti del vino e non solo. Il punto di partenza sono le capsule dei tappi di spumante, poi impreziositi con oro o argento».

A mettere a disposizione le capsule per il lancio dei gioielli del vino è Alessandra, una viticoltrice veronese, conosciuta come Madame Zamuner perché produce un metodo classico da pinot nero e pinot meunier, nato dal lavoro del padre Daniele, che li ha piantati a Sona negli anni ’80. Il punto di partenza sono le capsule dei tappi di spumante, poi impreziositi con oro o argento. Così quello che in apparenza è uno scarto di latta, diventa un monile. 
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova