Dalle vecchie colonie ai gruppi di bimbi

In principio era la colonia estiva, un luogo organizzato con sistemi militareschi dove mandare i bambini mentre i genitori lavoravano. Le gradi aziende proponevano alle famiglie di ospitare i figli. Erano i primi esperimenti di centri estivi, nati nel dopoguerra, insieme al boom economico.
«I primi Grest nascono alla fine degli anni ’70 e si sviluppano nel decennio successivo» racconta Davide Polito, segretario di Noi Padova (associazione che fornisce a un centinaio di parrocchie in cinque Diocesi i sussidi), «Il Grest, acronimo di Gruppo Estivo identifica la proposta che viene dal mondo cattolico, mentre Centro estivo appartiene a Comuni, associazioni o cooperative. Ma se vent’anni fa i Grest si rivolgevano prevalentemente al mondo cattolico, oggi comprendono persone di altre religioni e si tende a non offendere la loro sensibilità. La linea che ne emerge è un messaggio molto leggero, ma sempre educativo». L’abitudine di mandare i bambini a giocare in parrocchia risale comunque a prima della guerra e prendeva piede soprattutto d’estate. «I ragazzi riscoprono il valore della bicicletta e del quartiere» dice Guido Bottazzo, coordinatore dell’associazione, «I genitori possono usufruire di un servizio con somme che coprono a malapena le spese vive». Ora l’accoglienza è organizzata intorno a un tema. L’associazione Noi propone ai Grest una traccia che colleghi le diverse attività. Quest’anno si tratta dell’esplorazione dei cinque sensi. «La chiamiamo la cassetta degli attrezzi» conclude Polito, «che ogni parrocchia utilizza in base a ciò che ritiene più opportuno e alla capacità degli animatori. Anche gli strumenti didattici si sono evoluti: dai quadernoni siamo passati al dvd». (ma.fab.)
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