D’Amante non paga Morellato maxi-sequestro di gioielli

Sorride Michelle Hunziker sui cartelloni pubblicitari dei gioielli Morellato. Da ieri c’è un motivo in più per sorridere, visto che l’azienda di cui è testimonial è tornata in possesso di oltre 400 mila euro di braccialetti, anelli e collier. I prodotti di lusso erano stati venduti a un altro colosso, la padovana D’Amante Spa che però non ha mai saldato il debito. Così è nata l’indagine penale condotta dai carabinieri di Cittadella e culminata nei sequestri e nelle perquisizioni dell’altro giorno. Un altro duro colpo per l’azienda nata nel 1993 dall’idea di Fabio Verdini: brutto tonfo, dopo la richiesta di concordato che risale agli ultimi giorni del 2017.
La D’Amante Spa, azienda con sede a Padova in via Lisbona 28/A, ha presentato i libri in tribunale ed è stato un fulmine a ciel sereno per una delle aziende più frizzanti del settore, con oltre 200 collaboratori e un fatturato di 25 milioni di euro (nel 2016). D’Amante Spa è attiva nel commercio all’ingrosso di diamanti, pietre preziose e articoli di gioielleria ma anche nel mercato al dettaglio grazie all’e-commerce e a una quarantina di punti vendita a marchio “D’Amante” e “Athmosfera” presenti sopratutto nei grandi centri commerciali. All’Ipercity di Albignasego, per esempio o all’Adriatico 2 di Portogruaro.
Il provvedimento di sequestro emesso dalla Procura di Padova ha interessato sia la sede della società che i suoi punti vendita anche nelle province di Agrigento, Alessandria, Bergamo, Bologna, Brescia, Como, Forlì-Cesena, Frosinone, Grosseto, Imola, La Spezia, Latina, Milano, Monza-Brianza, Novara, Pescara, Pordenone, Rimini, Roma, Teramo, Torino, Treviso, Udine e Venezia.
La vicenda trae origine da un contenzioso sorto tra la Damante e la Morellato. Quest’ultima contestava la mancata restituzione di gioielli e preziosi per un valore complessivo di oltre 430 mila euro, consegnati a D’Amante per la successiva commercializzazione e per i quali non sarebbe mai stato pagato il corrispettivo.
Perquisita anche l’abitazione dello stesso Verdini, che si è affidato al penalista padovano Ernesto De Toni.
«A distanza di tre giorni dalla visita dei carabinieri mandati dal pm della Procura della Repubblica di Padova nella sede della mia società e nei negozi della D’amante Spa, sono ancora sorpreso e molto amareggiato» dichiara Verdini. «Sono stato denunciato per appropriazione indebita della merce ricevuta in conto vendita dalla Morellato, in virtù di un contratto estimatorio già oggetto di un contenzioso giudiziario definito lo scorso 28 dicembre, nel quale il giudice civile mi aveva dato ragione. Ho presentato ricorso. Solo denunciando fatti non veri a mio carico si è potuto ottenere dal pm il provvedimento di sequestro».
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