Davanti all’incrocio fatale l’ultimo saluto a Riccardo

La casa di famiglia, la chiesa, la piazza del ritrovo con gli amici, l’incrocio maledetto dove tutto in un istante è finito. Tutti luoghi condensati nel raggio di qualche centinaio di metri al massimo, ma che sono stati testimoni di una vita intensa seppure troppo breve.
La chiesa è quella che nel freddo pomeriggio di ieri si è dimostrata troppo piccola per accogliere tutti quelli che hanno voluto portare l’ultimo saluto a Riccardo Benvenuti, il sedicenne mancato nella notte tra sabato e domenica scorsi in ospedale a Padova dopo un tragico incidente stradale.
Intorno alle 2 di notte Riccardo stava rientrando in bicicletta a casa dopo avere passato la serata con amici a casa di uno di loro a Celeseo. Un coetaneo per strada lo stava trainando con lo scooter quando un’auto, che proveniva in senso opposto e con alla guida un trentaduenne del posto, che ora rischia l’accusa di omicidio stradale, ha svoltato a sinistra, tagliando di fatto la strada ai due ragazzi.
Riccardo, al contrario dell’amico in scooter, non è riuscito ad evitare la Kia ed è finito dritto contro lo sportello anteriore destro. È spirato, per lesioni interne, qualche ora dopo la corsa in ambulanza in ospedale.
Tutto è successo proprio tra via Roma e via San Polo, a due passi da dove il carro funebre si ferma per permettere alla bara di essere scaricata ed essere accompagnata, idealmente sorretta da tutti i presenti, all’interno della chiesa per la funzione religiosa. Mamma Cristina e papà Maurizio sono visibilmente distrutti. I loro occhi, arrossati e scavati, sono solo un particolare in volti segnati da lacrime che non potranno avere fine.
Chi non è riuscito a entrare, ha seguito il funerale in silenzio nel sagrato, ascoltando la voce amplificata portata dagli altoparlanti.
Ci sono inevitabilmente tanti giovani. Ci sono gli amici di sempre del paese. Ci sono quelli che con Riccardo condividevano i banchi in classe dell’istituto professionale “Bernardi” di Padova. Li riconosci perché alcuni hanno ancora lo zaino in spalla e arrivano direttamente dalla mattinata di lezioni.
«Non ricordatelo solo con le parole di questi momenti» ha esortato tutti costoro don Angelo «ma anche con i fatti. Riccardo diventi per tutti un dono con il quale Dio ci invita a vivere appieno la nostra vita, ogni giorno». Ci vuole davvero tanta fede per accettare, anche solo in minima parte, la morte di un sedicenne che lascia un grande vuote in tutti coloro che gli volevano bene.
«Forse» ha detto ancora il celebrante, facendosi portavoce di un messaggio scritto dagli amici più stretti «non te lo abbiamo mai detto che ti volevamo bene. Ti ringraziamo per il tuo sorriso, la tua capacità di perdonarci sempre anche quando non lo meritavamo, di essere sempre pronto ad aiutarci». —
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