Debitore non paga e va a processo: è Renzo Rosso di Diesel

PADOVA. Non paga il conto, 318.270,28 euro. Il creditore si stanca di reclamare il compenso di cui, sostiene, ha legittimamente diritto. A nulla sarebbero servite ingiunzioni e precetti, nemmeno il pignoramento dei conti correnti accessi presso la Cassa di Risparmio del Veneto con sede a Padova in corso Garibaldi perché, dei tre conti esistenti, due risultavano “in rosso”, l’ultimo vuoto. Così il debitore è finito sul banco degli imputati per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.
Solo che non si tratta di un debitore qualsiasi ma di Renzo Rosso, il patron di Diesel, 59enne originario di Brugine, residente a Bassano del Grappa. Coimputata è Tania Zen, 40 anni di Tezze sul Brenta: Rosso è socio unico e presidente del consiglio di amministrazione di Red Circle srl con uffici a Bassano in via Angarano 22, la donna è amministratore delegato della società immobiliare che aveva il compito di trovare e acquistare i locali più adatti per l’apertura di un nuovo Diesel store a Milano. Locali comprati e ristrutturati al civico 1 e 3 in piazza San Babila. Ma la società Cassiopea Partners srl, con sede a Milano, sostiene di aver ricevuto l’incarico di svolgere una consulenza finanziaria in occasione della ricerca e della compravendita dell’immobile. E di non essere mai stata pagata.
Il processo, previsto per ieri, di fatto entrerà nel vivo il 22 giugno 2015 davanti al giudice padovano Chiara Bitozzi. Rosso e Zen sono difesi dal penalista Enrico Maria Ambrosetti. Al momento Stefano Trentin (ad di Cassiopea) non si è costituito parte civile. L’inchiesta del pm Roberto D’Angelo si era chiusa con un decreto penale di condanna firmato dal gip Mariella Fino. Decreto che comminava a Rosso e Zen 15 giorni di carcere convertiti in una multa di 3750 euro (ogni giorno di reclusione “costa” 250 euro): i due imputati lo hanno impugnato, preferendo affrontare il processo.
Tutto nasce il 16 dicembre 2009 quando Red Circle srl (immobiliare del gruppo Diesel) è alla ricerca di una sede milanese per un nuovo store. Cassiopea riceve l’incarico di consulente finanziario per l’operazione che va a buon fine il 24 febbraio 2011 e, a titolo di corrispettivo per l’assistenza, viene sottoscritto un compenso mensile di 12.500 euro. «Red Circle» si legge nella querela, «ha omesso di versare anche il corrispettivo minimo... dovuto. Il compenso maturato è di 275.000 euro “pacificamente riconosciuto”...». Salvo che poi tra interessi, Iva, spese varie e altro, il totale lievita a 318.270,16 euro. È il 18 luglio 2011 quando Cassiopea ottiene un decreto ingiuntivo dal tribunale di Milano firmato dal giudice Rossella Filippi, esecutivo dal 2 agosto con atto di precetto del 14 settembre (è notificato il 23).
Tutto inutile: l’atto di precetto – quello con cui il creditore informa il debitore che intende dare il via al pignoramento – resta lettera morta. Allora Cassiopea procede al pignoramento nella filiale di Padova della Cassa di Risparmio del Veneto dove ben sa che Red Circle ha i conti. Un buco nell’acqua. Il 17 ottobre la direzione di CariVeneto risponde che due conti sono con saldo “a debito”, uno è in pari. A quel punto l’ufficiale giudiziario padovano invita Red Circle (e il legale rappresentante) a indicare un elenco di beni pignorabili e l’indirizzo dove trovarli, «avvertendo della sanzione prevista per l’omessa, o falsa, dichiarazione», il reato poi contestato. Tempo concesso 15 giorni. Nessuna risposta.
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