Denuncia in arrivo per il vigile che accompagnava il tuffatore

MONSELICE
«Ho solamente provato a far capire ai miei colleghi che si trattava di una bravata, e che quel ragazzo – su trentotto persone – è stato l’unico a decidere di gettarsi in acqua». Cristian Bezzon, 44 anni di San Pietro Viminario, per sedici anni agente di polizia locale a Polverara e da qualche settimana in forza al Comune di Pernumia, spiega così la goliardata che, domenica scorsa, è costata una multa di 400 euro a un ragazzo afghano di Monselice. E che ora costerà quasi sicuramente allo stesso Bezzon una denuncia per istigazione a compiere atti contrari al dovere d’ufficio.
Già, perché il comando di polizia veneziano ha la seria intenzione di prendere provvedimenti anche contro l’agente, che non era un semplice cittadino e che in qualche modo doveva sapere che quel comportamento era illecito. Bezzon era a Venezia con un un gruppo di altri 37 amici, tutti allievi o colleghi del gruppo Iron Dojo, team di arti marziali che si allena nella palestra Move di via Emilia a Monselice e in cui Bezzon è insegnante: «Ormai da nove anni chiudiamo l’anno sportivo a Venezia. Andiamo a mangiare nel ristorante di un mio zio e poi passiamo la giornata in allegria tra le calli e i canali della città lagunare» spiega Bezzon «Ogni anno indossiamo una maglia a tema, esattamente come quella indossata domenica».
Una t-shirt gialla, con la scritta “Murano dallo zio” e il sottotitolo “Più tuffi e meno multe”. L’anno scorso lo slogan che aveva accompagnato la scampagnata veneziana era stato “Co smetto de bere fasso na baea”.
Arrivati all’altezza del canale di fronte a Fondamenta Nove a Venezia, uno dei ragazzi della comitiva – un ventitreenne afghano residente a Monselice – si toglie la maglia e compie un tuffo nel canale, aizzato dagli incitamenti degli amici. Il tutto sotto gli occhi dei vigili, che non stanno ovviamente a guardare: invitano il giovane a risalire e staccano una multa da oltre 400 euro.
Tuffi, più o meno acrobatici, dei turisti in laguna sono sempre più numerosi e violano le regole del decoro cittadino: da qui l’inasprimento del regolamento comunale e del monitoraggio della polizia locale. In mezzo, oltre al ventitreenne monselicense, c’è finito pure Bezzon: «Ho raggiunto i colleghi, facendo presente che eravamo in trentotto e che quella era l’iniziativa di un singolo. Ho fatto capire che si trattava di una bravata, senza volontà di offendere nessuno, tanto meno il decoro della città, e che ormai sono nove anni che veniamo a Venezia e non è mai capitato nulla. Mi sono qualificato come vigile e ho mostrato il tesserino. Ho detto loro che non mi pareva una situazione da multa».
Quelle magliette, però, con uno slogan così chiaro, hanno sicuramente peggiorato la situazione del gruppone e dello stesso Bezzon, che teneva in mano anche un megafono e che a breve potrebbe essere raggiunto da una denuncia: «Le maglie le stampa un ragazzo e vediamo cosa c’è scritto solo alla partenza. Io manco mi ero reso conto del messaggio» minimizza l’agente di San Pietro Viminario «Non era un proclama contro Venezia, non era un manifesto contro il sindaco o un invito a tuffarsi in acqua. Ogni anno cambia lo slogan, ma non c’è mai alcuna cattiva intenzione sotto».
Bezzon intende contattare i colleghi veneziani per chiarire la situazione, per scusarsi dell’accaduto a nome di tutto il gruppo. —
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