Depositi strapieni, il fuoco aiuta a svuotarli
PADOVA. Con il diradarsi del fumo, un po’ alla volta, emergeranno anche le cause di questo nuovo incendio in un impianto di trattamento di rifiuti, questa volta a Vigorovea. I roghi punteggiano tutto il Veneto, con particolare frequenza nel Veronese. Secondo una stima della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, che sul fenomeno ha redatto un dossier, in Veneto sono stati 25 gli incendi che dal 2013 al 2017 hanno riguardato imprese di trattamento o siti di stoccaggio. L’incendio doloso è un indicatore di possibili fenomeni di estorsione. Ma dobbiamo tenere presente che non esiste un’unica causa, o un’unica regia nei casi di incendi dolosi. Alcuni incendi sono originati da autocombustione - come recentemente pare sia accaduto alla Se.Fi ambiente di San Donà di Piave -, da incuria o da scarsa attenzione per le procedure di sicurezza. Anche nel caso di incendi dolosi non mancano motivazioni puntuali, come alla Nek di Monselice dove il gesto era originato dai burrascosi rapporti di lavoro patiti da un’ex dipendente. Anche la commissione parlamentare, nel suo rapporto, sottolinea l’eterogeneità delle cause che possono causare gli incendi.
È tuttavia utile tenere presente, nel leggere il fenomeno, alcuni recenti sconvolgimenti, in particolare la decisione della Cina, storicamente la grande importatrice soprattutto di materiale plastico, che - dopo averlo annunciato nel luglio 2017 - ha in gran parte chiuso i battenti, da gennaio, all’importazione di materiale riciclato. Le conseguenze non si sono fatte attendere. Magazzini stracolmi, difficoltà crescenti a collocare il materiale, prezzi crollati, aziende in difficoltà. D’altronde la Cina accoglieva, nel 2016, 50 milioni di tonnellate di materie di recupero come carta, ferro, acciaio e altri metalli; di queste, 7,3 milioni di tonnellate sono plastica, quasi la metà proveniente dall’Europa. Abbiamo così un sovraccarico agli impianti di stoccaggio di una quantità crescente di materiale derivante dalla raccolta differenziata, che non trova un canale di utilizzo se non la discarica. Chi pensava di residuare qualche margine facendo compravendita di materiale da imbarcare poi verso il mercato cinese ora si trova con i magazzini pieni. Il sovraccarico non gestibile può aver dato luogo a incendi “tattici” per liberare spazio ed evitare spese di trattamento. O comunque magazzini stracolmi sono più esposti anche a incendi accidentali. Un altra ipotesi, più inquietante, è quella della “punizione” da parte di operatori spregiudicati nei confronti di impianti che, nel rispetto delle normative, non accettano determinate tipologie di rifiuti.
Sarebbe comunque opportuno verificare se anche nel Padovano stia accadendo quanto rilevato nel Veneziano: un susseguirsi di passaggi di proprietà delle licenze nel trattamento dei rifiuti. Segnale dell’entrata in scena di nuovi attori e di cambiamento degli equilibri consolidati. Non sempre indolore.
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