Design tricolore e “made in China” Le valigie Roncato senza inganno

Valigie progettate e frutto del design italiano, poi realizzate materialmente in un altro paese, la Cina, dove tanti imprenditori trasferiscono la produzione (o si affidano a fabbriche locali) perchè il costo del lavoro è più basso. Tutto registrato in etichetta e tutto lecito: nessun inganno ai danni del cliente. Lo spiega la motivazione del tribunale del Riesame di Venezia depositata qualche giorno fa, relativa al dissequestro di 1350 valigie della ditta Roncato spa di Campodarsego, ultima tranche di un sequestro complessivo di 4691 prodotti (i primi due a luglio, l’ultimo il 27 agosto scorso). Una motivazione che accoglie in pieno l’istanza proposta dalla difesa di Roncato spa di cui è legale rappresentante Giovanni Roncato, difeso dall’avvocato Domenico Zanon dal collega Leone Barison.
Ecco il punto centrale dell’ordinanza del tribunale: «La società (Roncato spa) ha il pieno diritto di apporre sui propri prodotti l’indicazione relativa al luogo di progettazione e sviluppo del modello, richiamando così il design italiano e rendendo più appetibile il prodotto. A fronte di tali indicazioni poste esternamente alle valigie, all’interno vi è l’indicazione “made in China”, la quale consente al consumatore di venire a conoscenza del luogo di fabbricazione, in modo tale da non ingenerare confusione». Quel 27 agosto, a Venezia, le Fiamme Gialle fermano un camion con 1350 valigie Roncato spa, azienda con un fatturato tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno. Scatta il sequestro di fronte alla doppia etichetta: quella esterna con il tricolore “designed and developed in Italy”; e quella nera cucita in una fodera interna, accessibile tramite una cerniera, più piccola con la dicitura “made in China” e posta sotto un’altra etichetta bianca con la scritta “distributed by Valigeria Roncato spa”.
La procura veneziana aveva convalidato il sequestro ritenendo che l’etichetta “made in China” fosse abilmente occultata e ipotizzando il reato di contraffazione. Niente di tutto questo. «Le indicazioni contenute nelle etichette esterne, pur facendo riferimento a una progettazione e a uno sviluppo italiano del prodotto, a fronte della fabbricazione cinese, non possono essere ritenute ingannevoli...». Certo è «un’operazione commerciale tesa a enfatizzate la progettazione e il design italiano a scapito del luogo di fabbricazione» ma «nessuna falsa indicazione sull’origine e la provenienza» insistono i giudici, «Il consumatore è posto nella condizione di avvedersi del fatto che il modello di valigia è progettato in Italia e la stessa è poi fabbricata in Cina...». E «l’etichettatura anche se di difficile accesso, non è né ingannevole né atta a ingenerare confusione». —
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