Detassare il lavoro degli studenti, Udu: «Non basta, serve un contratto»
Il dibattito sulla proposta della presidente dell’Appe, Luni: escludere il salario dei part time dal calcolo dell’indicatore Isee. Il portavoce Udu, Domenico Amico: «Gli universitari sono fondamentali per i locali, ma vanno tutelati i loro diritti»
![Studenti-lavoratori (foto Bianchi)](https://images.mattinopadova.it/view/acePublic/alias/contentid/1g8cbbzoopoed5gut7a/0/copia-di-copy-of-image_0.webp?f=16%3A9&w=840)
«La detassazione sull’Isee è poco concreta, ma almeno l’intervento della presidente dell’Appe Federica Luni ha il merito di i portare l’attenzione su un tema importante: la condizione degli studenti-lavoratori». Raccoglie l’assist degli esercenti l’Udu, l’associazione degli universitari, per rilanciare le necessità dei giovani rispetto a un mondo del lavoro precario (e spesso sommerso) che li vede occupati tra i tavoli e i banconi di molti locali padovani, per arrotondare il proprio bilancio e pagarsi gli studi al Bo.
L’idea dell’Appe
«Un’idea innovativa ce l’abbiamo e speriamo di concretizzarla con la Regione e l’università già nel 2025. Padova ha tantissimi studenti a cui fa comodo un lavoretto e molte attività cercano personale, anche part-time. Pensiamo ad un contratto ad hoc che non influenzi l’Isee degli universitari e non gravi sui datori di lavoro. Senza contare che sarebbe la fine definitiva del lavoro nero», è stato il progetto lanciato da Federica Luni, a nome dell’Appe, che si è detta disponibile a organizzare i corsi di formazione obbligatoria in questo settore. «E magari potrebbero essere considerati crediti universitari», ha aggiunto.
Il tema del lavoro degli studenti
«La condizione degli studenti-lavoratori è un tema di cui si parla purtroppo poco e spesso in modo superficiale. Eppure, questa categoria rappresenta una forza lavoro fondamentale per la città, contribuendo in modo significativo al funzionamento di numerosi bar e ristoranti», sottolinea Domenico Amico, portavoce dell’Udu, la formazione che ha vinto le ultime elezioni universitarie di inizio dicembre raccogliendo il 64% delle preferenze.
«Nonostante permangano posti vacanti, è importante considerare alcuni aspetti. Innanzitutto, gli studenti lavorano per necessità, ma il lavoro non dovrebbe essere la loro priorità – chiarisce Amico – Tuttavia, viene spesso richiesto loro un impegno difficile da conciliare con lo studio, aggravato da contratti svantaggiosi che ledono i diritti di chi, per necessità, è costretto ad accettare qualsiasi condizione. In molti casi, poi, non esiste nemmeno un contratto, e gli studenti sono obbligati a lavorare in nero. Garantire dignità a queste forme di lavoro deve essere il primo passo verso una soluzione». Una denuncia, quella di diversi casi di sfruttamento, che era arrivata alla ribalta nazionale grazie alla testimonianza della presidente del consiglio degli studenti del Bo Emma Ruzzon.
L’Isee non basta
«Per quanto riguarda l’impatto del lavoro part-time sull’Isee, riteniamo che l’idea di escluderlo dal calcolo, sebbene apprezzabile nelle intenzioni, risulti poco concreta – chiarisce però l’Udu – Infatti, uno studente lavoratore difficilmente supera i 30 mila punti Isee, soglia al di sotto della quale non si pagano le tasse universitarie. Sarebbe più utile rivedere la struttura di questo indicatore, che spesso non rappresenta in modo accurato la reale situazione economica e può essere manipolato».
«Crediamo che un nuovo contratto, per essere efficace, deve innanzitutto garantire e tutelare i diritti dei lavoratori – concludono gli studenti padovani – Detassare queste forme di lavoro, non regolamentandole, rischia invece di creare condizioni in cui i lavoratori sono privati dei benefici essenziali, come la malattia retribuita, le ferie, i contributi previdenziali e la tredicesima».
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