Detenuto pagato poco fa causa al Ministero e vince

PADOVA. Ha fatto causa e ha vinto. Si tratta di un detenuto “lavorante” del carcere penale Due Palazzi che si era rivolto alla Cgil denunciando di percepire una retribuzione inferiore a quella prevista dal contratto nazionale. La causa è andata avanti, patrocinata dall’avvocato Marta Capuzzo dello studio Moro, e adesso è arrivato il decreto del giudice del lavoro del tribunale di Padova che ha emesso ingiunzione di pagamento nei confronti del ministero della Giustizia. Nel dettaglio, il detenuto avanza 3500 euro e gli devono essere pagati. Punto e chiuso.
Il detenuto in questione è persona con pena già definitiva e quindi ospite della casa di reclusione Due Palazzi assieme ad altri 530 compagni di carcere. A lavorare, all’interno del carcere, sono in 280. Molti da un lato e pochi dall’altro, quello dei detenuti per i quali avere un lavoro è manna dal cielo: per la retribuzione certo ma anche per dare un senso al tempo che in cella o su e giù per i corridoi si dilata fino allo smarrimento, all’implosione.
Dei 280 che lavorano, 150 sono impiegati nelle cooperative (per prime la pasticceria Giotto e Ristretti Orizzonti) e 130 svolgono occupazioni direttamente per l’amministrazione carceraria. Sono addetti alla manutenzione ordinaria ovvero riparazioni, tinteggiature, piccoli interventi di edilizia; alcuni, pochi, in articolo 21 (lavoro esterno) si occupano di giardinaggio, non a caso il verde nel cortile interno del grigissimo Due Palazzi è puntellato di aiuole iper curate e fiorite, non c’è una foglia secca, l’erba è perfetta, l’ordine svizzero. Ancora, ci sono gli addetti alle cucine, quelli al vitto e sopravvitto (gli alimenti da acquistare negli empori interni agli istituti), quelli alle pulizie dei chilometri di corridoi e degli uffici; gli addetti alla distribuzione del vitto, alla lavanderia, il barbiere e alcuni che si occupano dell’assistenza ai compagni detenuti con disabilità.
Intanto, di formazione professionale si sta occupando il direttore Claudio Mazzeo, arrivato tre mesi fa. Non commenta la vicenda della causa intentata dal detenuto lavorante, per mancanza di informazioni dirette ma ci tiene a rimanere in tema lavoro: «Sto impegnandomi per portare in carcere scuole professionali, mi riferisco al potenziamento della scuola edile e a far partire una sezione dell’istituto alberghiero. È fondamentale per i detenuti ottenere un titolo professionale, che potranno spendersi una volta fuori, in Italia o altrove: di cuochi e addetti alle cucine o muratori ce n’è bisogno in ogni parte del mondo».
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