Diagnosi sbagliata, paziente muore: un milione alla famiglia

Ospedale di Padova condannato a maxi-risarcimento per il decesso di un padre di 32 anni caduto in casa: trauma cranico scambiato per sbronza
BARSOTTI - STEWARD IN PRONTO SOCCORSO
BARSOTTI - STEWARD IN PRONTO SOCCORSO

PADOVA. Sembravano solo gli effetti di una sbronza. In realtà c’era anche una lesione cranica provocata da una caduta che ne ha causato la morte 17 ore dopo il ricovero in ospedale. Per i familiari della vittima - il trentaduenne M.B. residente a Maserà - i medici del Pronto Soccorso hanno sottovalutato il caso e diagnosticato troppo tardi il problema. I parenti hanno fatto causa civile all’Azienda Ospedaliera che è stata condannata dal giudice Maddalena Saturni a risarcire oltre 1 milione di euro alla famiglia della vittima e a pagare 38 mila euro di spese legali.

«Adempiamo alla sentenza del tribunale», è l’unico commento rilasciato ieri dal commissario di via Giustiniani Luciano Flor che giovedì scorso ha firmato la delibera con cui stanzia la maxi-somma (1 milione 107 mila euro per l’esattezza) a favore dei familiari dell’uomo.

Si chiude così un caso iniziato 14 anni fa, il 23 giugno 2002 quando l’ambulanza del 118 - a seguito della segnalazione di un incidente domestico - arriva a Maserà dove vive M.B, operaio, sposato e padre di due figli piccoli. I soccorritori rilevano sull’uomo un’area di contusione nucale e sulla scheda di intervento annotano la sussistenza di problemi di natura traumatica e la presenza di areattività pupillare.

Il paziente entra al Pronto soccorso alle 3.32 e, dopo la visita, i medici parlano di «stato saporoso e sotossicosi etilica». In sostanza l’uomo risulta aver bevuto troppo. Verso le 6 viene chiesta una Tac urgente, eseguita alle 8. Alle 10.30 M.B. entra in coma e muore alle 20.30 dello stesso giorno. Una morte evitabile secondo i parenti, se solo i medici avessero fatto fin da subito tutti i necessari accertamenti neurologici. Scatta un’azione penale contro l’Azienda, ma il giudice non ravvisa comportamenti negligenti da parte del personale del Pronto Soccorso ed archivia.

I familiari non si rassegnano e, assistiti dagli avvocati Matteo Mion e Francesco Mion, avviano una causa civile nei confronti dell’Azienda Ospedaliera. «La responsabilità della morte è da attribuire all’ospedale in quanto i sanitari omettevano di diagnosticare tempestivamente il grave trauma cranico del paziente, ritardavano per conseguenza gli accertamenti strumentali e per ulteriore conseguenza le terapie», sostiene Matteo Mion nel suo atto di citazione. Per l’avvocato i medici, anziché sospettare un grave trauma cranico, avevano attribuito «erroneamente la perdita di coscienza a una banale intossicazione acuta da alcol». Il caso arriva in tribunale a Padova, seconda sezione civile: il giudice richiama la relazione del consulente tecnico d’ufficio, il professore De Ferrari, secondo cui la condotta dei sanitari è stata inadeguata e «tale ritardo diagnostico ha contribuito a determinare il decesso». Di qui la sentenza di risarcimento.

 

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