Dieci anni di botte e soprusi, marito-mostro arrestato

Lui la picchiava, umiliava e violentava. La donna si è confidata con i carabinieri ed è finita in una casa protetta
ESTE. Un fidanzamento “epistolare”, poi l’arrivo in Italia, la prigione in casa per l’assenza di documenti, quindi i continui pestaggi culminati quasi sempre con una violenza sessuale, due aborti, un evidente tradimento con tanto di amante a lungo ospitata nella stessa abitazione e le minacce di fare del male ai figli. Dieci anni di soprusi, terminati – o almeno questo si spera – l’altra mattina, quando il marito violento è stato arrestato e costretto ai domiciliari dal Tribunale di Rovigo. A vivere un decennio di terrore e di violenze è stata una donna di origini moldave residente nella Bassa padovana, arrivata in Italia nel 2006 dopo un fidanzamento “via lettera” con un connazionale, un moldavo che oggi ha 33 anni e che l’ha accolta in casa al suo trasferimento.


Premura e affetto sono presto scomparse nel rapporto tra i due: alla nascita del primogenito, l’uomo è diventato via via sempre più violento, rendendosi colpevole di veri e propri pestaggi verso la compagna. Che, rimasta incinta una seconda volta, era stata costretta anche a un aborto. A tre anni dalla convivenza, la donna si era ritrovata a convivere in casa con altri otto amici del coniuge, e con una ballerina moldava di un
night club
che poi si è rivelata essere l’amante del trentatreenne. Sopportazione e umiliazione. Arrivato un secondo figlio, la violenza è lievitata, sfociando sempre più in ambito sessuale: al termine di ogni pestaggio c’era quasi sempre un abuso sessuale, spesso anche davanti agli occhi dei figli, divenuti a loro volta oggetto di violenza del padre. Quest’anno la famiglia si è allargata ancora: l’arrivo di un altro bambino ha compromesso non poco la situazione della donna, che senza l’aiuto del coniuge – il più delle volte lontano da casa, inspiegabilmente, per giorni – in certi momenti non era in grado neppure di sfamare i tre bambini. Anche per questo motivo nella testa della povera donna ha cominciato a formarsi l’idea di allontanarsi da casa, ipotesi scongiurata da un altro episodio deplorevole: per convincerla a tornare a casa, l’uomo è arrivato anche a “sequestrare” il figlio appena nato.


La svolta è arrivata ad agosto: una violenta lite tra i due coniugi, culminata anche in un acceso diverbio in strada, ha richiesto l’intervento dei carabinieri, che in quell’occasione hanno raccolto così le prime confessioni e confidenze della donna. Grazie a questa prima sommaria denuncia si è attivato il Centro Antiviolenza, grazie a cui la donna e i tre figli sono stati ospitati in una casa protetta, ma neppure di fronte a questo si è placata l’arroganza dello straniero, che ha continuato a minacciare la famiglia. Nel corso degli accertamenti, portati avanti da carabinieri e magistratura, la donna ha confessato tutto: le porte sfondate, le minacce con tanto di armi bianche improvvisate, i tentativi di strangolamento, le privazioni fisiche e le angherie psicologiche architettate dal marito, ultimamente anche verso i piccoli figli. Da mercoledì, su ordine del gip rodigino Alessandra Martinelli, il coniuge violento è agli arresti domiciliari.


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