Dieci palazzi del Novecento che hanno reso più bella Padova

Non credete nell'architettura moderna? Date un'occhiata a questi dieci edifici che hanno fatto più bella la nostra città

PADOVA. Padova è solo la città del Trecento? Dell'affresco inaugurato da Giotto? Non proprio. Sono tanti gli edifici davanti ai quali passiamo ogni giorno con indifferenza che invece hanno fatto la storia dell'architettura moderna. Realizzati in un secolo complesso e rivoluzionario come il Novecento. Abbiamo scelto dieci edifici ideati da alcuni degli architetti più importanti del secolo scorso. Alcuni versano in cattive condizioni, altri non sono utilizzati, altri ancora invece svolgono perfettamente la loro funzione. Siete d'accordo con la nostra scelta? Avete altri edifici moderni che, secondo voi, impreziosiscono la città? Diteci quali sono nella sezione commenti qui sotto.

Parte delle informazioni di questo articolo sono tratta da "Guida di Padova architettura", progetto editoriale di Lorenzo Capellini e Lionello Puppi, edito da "Umberto Allemandi & c".

Hotel Grand'Italia (Palazzo Folchi)

Realizzato nel 1909 dall'architetto Primo Tertulliano Miozzo è uno degli esempi di stile liberty in città. Sono molto pochi quelli rimasti a Padova: l'Antonianum, il Palazzo della Cassa di Risparmio (in corso Garibaldi), le due palazzine di piazzale Boschetti. Ricchi e sontuosi sono gli interni, utilizzati oggi come albergo: stucchi, affreschi e dorature di artigiani padovani. Oliviero Ronchi nella sua "Guida storico-artistica di Padova" del 1922 ne esaltava proprio gli interni e in particolare "due salotti riproducenti fedelmente le decorazioni di due sale del Louvre".

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Palazzo Moroni  (municipio)

La facciata di Palazzo Moroni è del 1929, realizzata dall'architetto Romeo Moretti e dall'ingegnere Giovanni Battista Scarpari. E' di stile neoumbertiano. La torre quadrangolare sormontata da un tamburo con statue ricorda la Torre dell'Orologio di Piazza dei Signori. All'interno del palazzo si trova lo storico cortile pensile realizzato da Andrea Moroni nel 1539

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Chiesa della Pace (ossario di guerra)

Progettato nel 1920 dagli architetti Antonio Zanivan e Giovanni Zabai è un tempio antoniano intitolato al Santissimo Nome di Gesù. E' stato inaugurato nel 1934 e poi danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ha uno stile neoromanico con alcuni dettagli goticizzanti, ed è impostato su una pianta a groce greca. All'interno si trovano un organo a canne costruito dai Fratelli Ruffati nel 1966 e alcune statue scolpite da Luigi Strazzabosco.

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Il cortile nuovo dell'Università

Accanto a Palazzo del Bo negli anni '30 il rettore Carlo Anti fa realizzare un Palazzo Nuovo. La commissione giudicatrice, costituita dallo stesso Anti, da Giuseppe Fiocco e da Gio Ponti sceglie il progetto di Ettore Fagiuoli ed Enea Ronca. Nasce così il "Cortile Littorio", di stile classico e monumentale tipico dell'epoca fascista. Sul lato sud del cortile è stata ricomposta con gli elementi originali la prima "porta monumentale" dell'Università. Nella parte nord invece si trova il monumento "Resistenza e Liberazione di Jannis Kounellis, inaugurato nel 1995. Gli interni del rettorato sono di Gio Ponti, mentre alla base dello scalone si trova la statua di Palinuro realizzata da Arturo Martini.

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Il Liviano (Facoltà di Lettere e Filosofia)

Un edificio moderno nell'area in cui sorgeva la Reggia Carrarese. Tra i vari progetti proposti vinse quello di Gio Ponti e fu realizzato tra il 1937 e il 1939. Una facciata sobria caratterizzata da un alto e liscio zoccolo marmoreo sovrastato dalla restante superficie a intonaco. All'interno si trovano il grande affresco "Continuità del mondo antico nel moderno" di Massimo Campigli e la statua di Tito Livio di Arturo Martini. Gio Ponti progetto anche l'arredamento e la scalinata interna che conduce alla "Sala dei Giganti".

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Il cinema Altino

Progettato dall'architetto futurista Quirino de Giorgio (autore anche del Quirinetta e degli impianti del Cus in via Giordano Bruno), è stato realizzato dopo la caduta del fascismo, tra il 1946 e il 1951. E' della fase più razionalista dell'architetto padovano. L'edificio ospita tre sale: quella principale con ingresso da via Altinate, l'ex cinema "Mignon" nel livello seminterrato con ingresso da via Cassan e lo spazio all'aperto realizzato sul tetto a gradoni, pensato per il cinema estivo ma mai utilizzato. Da molti anni il cinema è chiuso e l'edificio abbandonato.

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La Banca d'Italia

E' l'edificio moderno tra via Roma e Riviera Tito Livio. Fu realizzato tra il 1968 e il 1974 dagli architetti Giuseppe e Alberto Samonà. Particolare è il fronte di via Roma con numerosi riferimenti alla storia cittadina: in basso i due archi romani, in alto i merli ghibellini. Suscitò all'epoca molte perplessità perché fu tra i primi edifici di Padova ad utilizzare il cemento a vista. Oggi è ancora sede della Banca d'Italia e la galleria Samonà, su via Roma, è utilizzata dal Comune per mostre e esposizioni.

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Il Palazzo delle Nazioni in fiera

Costruito nel dopoguerra al termine del grande viale alberato della Fiera, era il padiglione destinato ad ospitare gli stand dei paesi stranieri nella Fiera Campionaria di maggio. Ha una facciata razionalista impreziosita dal portale in marmo con le sulture dell'artista padovano Luigi Strazzabosco. Chiuso dal 2001, è destinato a diventare il futuro Centro congressi di Padova. 

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L'ex Foro Boario di corso Australia

Realizzato tra il 1963 e il 1968 su progetto di Giuseppe Davanzo, che vinse un concorso per la realizzazione del nuovo foro boario, è un esempio di innovazione architettonica del Novecento perché realizzato con piastre di calcestruzzo prefabbricato quadrate di dimensione 11x11 metri. L'edificio principale, la cosiddetta "Cattedrale", ricorda nella forma il tendone di un circo. Fu utilizzato come mercato del bestiame per pochi anni. Nel 1985 due terzi dell'edificio fu dato in concessione all'associazione Floricultori veneti per realizzare il mercato floricolo all'ingrosso, chiuso poi nel 2004.

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Palazzo di Giustizia (tribunale)

Realizzato, con alterne vicende, tra il 1984 e il 1994 porta la firma dell'architetto Gino Valle. Il palazzo è giocato tra le strutture più esterne di forma quadrata e un grende semicilindro centrale, svuotato all'interno per realizzare una corte alberata. Edificio imponente che sorge in un'area di collegamento tra la stazione ferroviaria e la fiera. Gli interni sono scenografici e puliti.

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