Dieci volte l’energia del sole: ecco la fusione nucleare che realizza il Consorzio Rfx

“Mitica” è la macchina che accende e scalda il plasma, come un potentissimo getto d’aria calda. Negli enormi locali di corso Stati Uniti il più grande esperimento al mondo del genere 
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONSORZIO RFX AL CNR
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONSORZIO RFX AL CNR

PADOVA. Se i 15 milioni di gradi che servono al Sole per produrre energia vi sembrano tanti, pensate a quanti sono 150 milioni di gradi: dieci Soli!

Questo è ciò che serve a noi per innescare processi di fusione nucleare sulla Terra. Sono numeri da capogiro, eppure è ciò che si sta sperimentando al Consorzio Rfx di Padova, che proprio in questi giorni ha programmato alcuni test di funzionamento di Mitica.

Mitica (Megavolt Iter Injector & Concept Advancement) è il prototipo dell’acceleratore di particelle neutre che servirà a portare alla temperatura di fusione il plasma di Iter (International Thermonuclear Experiomental Reactor), il reattore sperimentale in costruzione in Francia.

Come un potentissimo getto d’aria calda, Mitica accende e scalda il plasma, lo mantiene in temperatura e controlla il buon funzionamento del processo di fusione dentro al reattore. Il plasma è un gas ionizzato, che richiede temperature e campi magnetici altissimi per stabilizzarsi, evitare dispersioni, innescare la fusione e così produrre energia.

I test verranno condotti all’impianto Nbtf (Neutral Beam Test Facility) durante la settimana e serviranno a collaudare l’High Voltage Deck 1, l’imponente gabbia di Faraday che contiene la sorgente di ioni, gli alimentatori, i sistemi di diagnostica di Mitica. Insomma accendino, fornello e sensori.

Primo stadio di Mitica è Spider, la sorgente di ioni negativi più potente al mondo. Avrà il compito di sparare un fascio di ioni negativi di Idrogeno e Deuterio che scalderà il plasma del reattore fino a raggiungere i 150 milioni di gradi.

Il Consorzio Rfx opera all’interno del programma europeo sulla fusione e del progetto internazionale Iter, è tra i centri di eccellenza a livello mondiale in questo settore e ha tra i soci Cnr, Enea, Infn, Università di Padova, Acciaierie Venete SpA. I suoi ricercatori studiano come riprodurre in laboratorio, in modo controllato e regolabile, il fenomeno che alimenta il Sole, con lo scopo di arrivare a una nuova fonte di energia sostenibile, il più possibile pulita, senza scorie o residui inquinanti.

Nato nel 1996 per studiare i plasmi, nel 2004 realizza RFX-mod, il più grande esperimento al mondo di confinamento magnetico del plasma in configurazione Reversed Field Pinch (Rfp), con cui si è provato a contenere e controllare il plasma.

Le configurazioni (Rfp, Tokamak e Stellarator) sono il risultato delle tre linee di ricerca sulla fusione nucleare a confinamento magnetico ed esplorano le migliori soluzioni possibili. Tokamak è quella che ha ottenuto i risultati migliori ed è la linea scelta per Iter.

Rfx-mod è una macchina a forma di ciambella che è stata in grado di raggiungere la corrente di plasma più alta in assoluto (2 milioni di Ampére) grazie a uno dei sistemi più avanzati di controllo della stabilità del plasma mai realizzati. Il suo bello è che può funzionare anche in configurazione Tokamak. Visti i successi, la comunità scientifica internazionale ha affidato al Consorzio Rfx studio, progettazione, sviluppo del riscaldamento del plasma di Iter. Dove cinque anni fa c’era erba oggi c’è un impianto operativo costato 220 milioni euro.

Per continuare gli esperimenti ci voglio soldi e test. Ma Brexit incombe. “Iter non è in discussione”, rassicura Francesco Gnesotto, professore di Elettrotecnica al Dipartimento di Ingegneria Industriale e Presidente del Consorzio. “Il progetto non è Europeo, è internazionale. Saranno invece le modalità di uscita della Gran Bretagna dall’Europa a incidere sul programma”.

La Gran Bretagna ospita Jet, il reattore più grande al mondo per la sperimentazione della fusione. “Prima di utilizzare il Trizio in Iter, sarebbe importante sperimentare il più possibile la sicurezza della reazione col deuterio”, continua Gnesotto, preoccupato per quel che accadrà con la Brexit. “Dobbiamo aspettare le scelte della politica. Se ci sarà il 'no-deal' è quasi certo che Jet chiuderà. Gli inglesi, senza i 60 milioni di euro/anno dell’Europa non riusciranno a gestirlo”.


 

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