Diecimila alberi in arrivo contro il caldo e lo smog

Ci vuole un ettaro di area verde, densamente alberato, per compensare le emissioni inquinanti di duecento auto. Bisognerebbe dunque trovare uno spazio grande come due campi di calcio, piantarci tutto il possibile, arbusti compresi, per eliminare dall’aria 70 chili di inquinanti, come le polveri sottili che in città, per oltre cento giorni all’anno, superano la soglia d’allarme. Dato il numero di auto in circolazione, a dirla tutta, di foreste urbane ce ne vorrebbero a centinaia. Il Comune comincia da otto, che saranno anche poca cosa ma segnano una significativa inversione di rotta rispetto a un passato anche recente in cui il bilancio verde (considerando piantumazioni e tagli) era sprofondato sottozero.
Dal prossimo autunno e per due anni, l’amministrazione farà piantare diecimila nuovi alberi che faranno lievitare il patrimonio verde della città di oltre il venti per cento. In bilancio per questa operazione ci sono già 500 mila euro. E forse immaginando che a qualcuno possano sembrare troppi, l’assessore all’Ambiente Chiara Gallani ricorda che «gli effetti benefici saranno anche altri, visto che «più alberi riducono lo stress quotidiano, creano isolamento acustico attenuando l’effetto dei rumori e soprattutto riducono l’effetto delle ondate di calore e di conseguenza i consumi di elettricità legati al condizionamento».
Si chiama riforestazione urbana ed è il cuore della strategia nazionale del verde che il ministero dell’Ambiente ha presentato tre giorni fa a Novara (presente come relatrice proprio la Gallani) e che poggia su tre pilastri: smettere di ragionare in metri quadri, come se al centro di tutto ci sia sempre l’edilizia, e passare agli ettari; ridurre le superfici asfaltate o cementificate (e Padova in questo senso è ai primi posti in Italia) e adottare le foreste urbane come riferimento strutturale del verde urbano. L’assessore Gallani ci lavorava da tempo: «Abbiamo girato la città in lungo e in largo in bicicletta e identificato le aree giuste tra quelle comunali, abbandonate, con il terreno giusto. Tra quindici giudicate idonee, ne abbiamo scelto otto per questa prima fase. A ottobre cominceremo a piantare alberi (prevalentemente specie autoctone come tigli e frassini) e anche arbusti che creino condizioni propizie per le attività di apicoltura». Le otto aree, mediamente da un ettaro, sono quelle indicate nella mappa: Sacro Cuore, cavalcavia Camerini, scuole Aldo Moro a Torre, cavalcavia di Mortise, capolinea nord del tram, rondò di via Plebiscito, retro del cimitero di Ponte di Brenta, bacino di laminazione di via Gerardo Pietro. Resta fuori, per ora, l’area del Roncajette, perché è troppo vasta e di conseguenza richiederà un progetto più dispendioso.
Altra peculiarità dell’iniziativa è che il Comune non vorrebbe fare tutto da solo. «Per la prima volta vorremmo coinvolgere i cittadini, i privati, le imprese e altri enti, privati e pubblici», prosegue l’assessore Gallani. «A loro chiederemo di esprimere preferenze su dove piantare e cosa, ma anche di partecipare in prima linea alla crescita delle aree verdi. In questo modo vorremmo introdurre nuovi meccanismi di gestione del verde urbano che siano all’insegna della partecipazione, con una gestione presente e attiva».
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