Diesel, la cura dà i primi frutti ma il brand perde peso in Otb

Ricavi scesi dall’85 al 60% della holding che punta su diversificazione e lusso  Soffre la capogruppo italiana, nel 2018 nuovi tagli ai negozi e collezioni più snelle

PADOVA

Il processo di riposizionamento di Diesel, il marchio storico del moicano fondato a Molvena nel 1978 da Renzo Rosso, non è ancora finito; ma i primi e positivi segnali sono già visibili a bilancio.



Dopo le anticipazioni di aprile, sono stati ufficialmente caricati a registro camerale i bilanci dettagliati dell’impero del fashion che ha il suo cuore pulsante a Breganze, nel vicentino. E il più dato evidente, scorrendo le pagine del conto economico, riguarda i rapporti di forza tra la finanziaria e la pietra fondante su cui si è edificato tutto. Se fino a tre anni fa, circa, Diesel copriva infatti quasi l’85% del fatturato della holding Only the brave (solo i coraggiosi, ndr), oggi siamo scesi a meno del 60%: quasi 890 i milioni del gruppo Diesel, che consolida la spa italiana e una galassia di controllate sparse nel mondo, oltre 1,52 i miliardi della holding Otb che gestisce anche la produzione di Staff International e grandi brand come Marni o Margiela, oltre all’ultimo acquisto Paula Cademartori.



Il fatturato Diesel si è assottigliato negli ultimi anni - «Diesel è stanca» ammetteva Rosso a fine 2014 - ma la vera chiave di lettura delle nuove proporzioni sta nella necessità di bilanciare il rischio imprenditoriale, diversificando in maniera “sana” il portafoglio e puntando su lusso e nicchie.

Quest’anno dopo le perdite, Diesel segna un sostanziale pareggio che è il primo step verso la risalita, ma in una nuova forma. Eliminata la distribuzione non in linea con il prodotto, accentrate le filiali europee, centralizzata la logistica in un unico magazzino e rinnovato il designer team, Diesel si è presentata quest’anno al mercato forte e provocatoria. Disruptive, direbbero gli innovatori.



Dalla nomina del primo chair esecutive officer (grazie al più originale scatto seduto su una sedia d’ufficio) alla falsa etichetta «Deisel» che ha fatto impazzire New York e il web: «La riorganizzazione avviata nel 2017 troverà piena realizzazione nel 2018 - spiega il bilancio della capogruppo italiana - le principali azioni passeranno attraverso la razionalizzazione del canale wholesale (ingrosso), una gestione più efficiente dei negozi focalizzata sulla profittabilità, uno sviluppo delle collezioni più snello, sia in termini di tempi che di offerta».



La spa italiana ha chiuso in perdita di 14,5 milioni decidendo comunque di erogare 25 milioni di dividendi prendendoli da riserva. Tra le controllate, recita il bilancio, segnano rosso il canale outlet Diesel Rags, la commerciale svizzera, poi quelle belga, greca, canadese, indiana, americana, marocchina, la società distributiva a Hong Kong e Cina e a Monaco.

Nella relazione di bilancio 2017 della holding Otb, l’azienda spiega come l’anno sia stato caratterizzato da «un’importante riorganizzazione delle società per la creazione di un polo di eccellenza nel business scarpe e borse». L’ex Props Srl le cui quote Diesel sono state conferite a Otb. Il 2017 è stato anche l’anno della «digital acceleration» per sviluppare i marchi in ottica multicanale. La relazione chiude spiegando come «continua l’attenzione verso i brand di nicchia con forte potenzialità di crescita che potrebbero essere oggetto di acquisizione». —



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