Diritti civili, altro stop in Veneto: il Consiglio boccia lo ius scholae

Presentate tre risoluzioni da Pd, Forza Italia e Veneto che Vogliamo: fronte compatto del no tra Lega e Fratelli d’Italia

Enrico Ferro
Un gruppo di bambini all’ingresso di scuola
Un gruppo di bambini all’ingresso di scuola

I diritti civili tornano nell’aula del consiglio regionale del Veneto ed è una nuova Caporetto. Il 21 gennaio  sono state discusse tre risoluzioni sullo ius scholae, una del Pd, una del Veneto che Vogliamo e una di Forza Italia. Tutte e tre sono state bocciate. Nemmeno i tre partiti in questione, pur essendo allineati sul principio, si sono spalleggiati reciprocamente.

La proposta di Forza Italia

Fedele alla linea dettata a livello nazionale da Antonio Tajani, il consigliere Fabrizio Boron aveva presentato un testo in cui esprimeva la posizione del partito, proponendo una variante dello ius scholae per meriti scolastici, per chi vive in Italia da almeno 10 anni.

«La società italiana e veneta è cambiata», spiega il consigliere forzista Alberto Bozza. «Forza Italia propone di dare la cittadinanza per meriti scolastici ai ragazzi e ragazze nati qui da immigrati regolari, quindi da genitori integrati che lavorano e pagano le tasse. Ragazzi e ragazze che vivono in Italia da almeno dieci anni e studiano e giocano con i nostri figli ogni giorno. Ce lo chiedono anche le imprese venete, basta leggersi le dichiarazioni di questi mesi di tutti i leader regionali delle associazioni di categoria».

Pd e Ostanel

Ma c’erano anche altre due risoluzioni del campo progressista, una del Pd e l’altra del Veneto che Vogliamo.

«Come Pd abbiamo avanzato una proposta per il riconoscimento della cittadinanza italiana dopo 5 anni di istruzione a quelle migliaia di bambini che oggi rappresentano il 20% della popolazione scolastica e che, pur essendo nati nel nostro Paese, devono attendere la maggiore età per vedersi riconosciuti i diritti dei loro compagni di classe e amici», spiega la capogruppo dem Vanessa Camani. «Ciò significa non poter andare all’estero per una gita scolastica, non poter fruire di agevolazioni come le borse di studio o per le attività sportive».

Il testo di Elena Ostanel, invece, era più improntato sul principio, senza definire un numero di anni necessari per avere la cittadinanza.

Il voto in aula

Tuttavia, il voto in aula è stato un bagno di sangue. Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto quadrato, votando contro a tutte e tre le risoluzioni, anche in questo caso fedeli alla linea espressa dai leader nazionali. Il problema è che non c’è stata convergenza nemmeno tra i firmatari delle risoluzioni. Il testo di Elena Ostanel è stato votato solo dal Pd ma non da Forza Italia.

Il testo di Forza Italia è stato votato solo dal Pd ma Elena Ostanel e Erika Baldin (Movimento 5 Stelle) si sono astenute. E la risoluzione del Pd è stata votata solo da Ostanel e Baldin mentre Forza Italia si è espressa contro.

Delusione

Dunque, al di là del principio, ancora si fatica a trovare un’azione comune. Ma era facilmente prevedibile, se si pensa a come è finito il voto sul fine vita.

«È stata una discussione a tratti imbarazzante», lamenta la dem Camani. «Molti non conoscono nemmeno la differenza tra ius soli e ius scholae. Ma soprattutto, la cittadinanza non è un premio, è un insieme di diritti e doveri che spettano a chi appartiene alla comunità».

«Noi con Fabrizio Boron e Elisa Venturini abbiamo portato in consiglio la proposta nazionale di Forza Italia», ribadisce Bozza. «Quella, secondo noi, è la formula migliore, che garantisce più equilibrio». —

 

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