Disastro Covid sugli hotel termali di Abano e Montegrotto, perdite per mezzo miliardo

ABANO. Una perdita di fatturato stimata di 275 milioni totali tra il centinaio di hotel presenti nel Bacino Termale Euganeo. Un vero e proprio salasso è quello provocato dalla pandemia Covid-19 sul comparto turistico termale di Abano e Montegrotto. Sommati ai 240 milioni del resto del Padovano, fanno tra Padova, provincia e terme ben 515 milioni di perdita complessiva in termini di fatturato. L’avvio del 2021 consente di fare un bilancio sul “disastro” provocato a livello economico dalla pandemia e dalle restrizioni da essa derivate.
«Ogni anno fa storia a sé e questo è stato decisamente il più terribile che io ricordi», spiega il presidente di Federalberghi Terme Abano Montegrotto, Emanuele Boaretto, durante l’analisi di fine anno.

«Se da imprenditori temevamo i cambiamenti del 2000, l’entrata nell’euro del 2002 o le conseguenze dei crolli economici mondiali del 2008, in questo caso si è trattato di un evento così inaspettato e sconosciuto che neanche gli imprenditori più lungimiranti hanno saputo mettere in piedi una strategia avveduta, ma si continuano a tentare salvataggi estremi navigando a vista».
«Non abbiamo ancora dati concreti, ma suppongo che rispetto ai consueti 3.000.000 di presenze sulle quali ci aggiravamo, quest’anno si sia perso un buon 65-70% e non si vada oltre il milione, costituito per lo più da un turismo di prossimità che ha prenotato last minute e che spesse volte ha disdetto il giorno stesso per sopraggiunte impossibilità legate alla salute o alle improvvise chiusure», osserva senza mezzi termini Boaretto. «Questo significa una perdita di fatturato altrettanto cospicua, intorno al 70-75%, a spanne direi oltre i 275 milioni di euro, complessivamente per la nostra categoria su un totale di fatturato annuo di tutti gli hotel messi assieme di circa 350 milioni di euro. Una categoria che con grossa probabilità si troverà ad avere qualche componente in meno al termine di quest’incubo».
La conseguenza della crisi determinata dalla pandemia è anche valutabile sul mondo del lavoro alle terme. «Tutto questo si riflette su una situazione sempre più complicata anche per il mercato del lavoro», prosegue Marco Gottardo, presidente dell’Ente Bilaterale Turismo Padova Terme Euganee. «Molti sono stati i contratti a termine e quelli a chiamata che non hanno visto un rinnovo e che si sono chiusi. Alcuni dipendenti degli hotel hanno preferito trovare occupazione in altri settori più sicuri, scegliendo la strada del licenziamento piuttosto che attendere una cassa integrazione straordinaria insufficiente e incredibilmente ad oggi ancora non approvata per il 2021. Possiamo parlare approssimativamente di un 20%, di posti di lavori in meno, probabilmente più di un migliaio di persone, e di molte altre posizioni a rischio per il futuro».
La crisi attuale rischia di provocare danni inenarrabili ai bilanci delle aziende termo-alberghiere e quindi di metterne in discussione il loro futuro. Qualche hotel potrebbe di questo passo non riaprire più. «A stupire e a lasciarci spiazzati», chiude Boaretto, «è l’insensibilità verso le imprese, dimostrata attraverso ristori risibili e sicuramente non appartenenti ad un’Europa che si vorrebbe unita, ma che ci vede ai margini di ogni classifica». —
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