Disco Pedrocchi, un caso nazionale

Finisce su “Repubblica” la polemica sul caffè storico usato come location per feste

PADOVA. C’è la signorina che festeggia il compleanno al Pedrocchi durante una serata privata e sale sul bancone in marmo per fare quattro salti: era la segretaria organizzativa della F&de Group, società milanese che gestisce il caffè senza porte, e si è preoccupata di togliersi le scarpe e mettere una tovaglietta a protezione del marmo. Se tanto dà tanto (a Jappelli), fosse stata una semplice invitata sarebbe salita con i tacchi a spillo a ballare il flamenco sullo storico bancone. Giù polemiche, multata la segretaria e indignazione per la grezzata. E c’è la festa di Capodanno: Pedrocchi prenotato per cena privata e dopocena. Nei video pubblicati urbi et orbi dai festaioli, una serata a base di sventolii di tovaglioli e candelotti scintillanti, per i puristi poco adatta al Pedrocchi ma mica si può avere sempre Eleonora Duse che guardando in tralice il cameriere ordina un doppio rosolio. Altra festa grezzotta, dunque, agli occhi di chi il Pedrocchi lo vorrebbe abitato da clientela stile risorgimentale. Ma con un’aggravante non da poco: qualcuno, tra una scintilla e l’altra, si è portato via in ricordo due delle quattro zampe leonine in ottone del bancone. Non erano quelle originali jappelliane, ma riproduzioni reinserite nella ristrutturazione anni Novanta. Il che non rende il gesto meno scriteriato.

Risultato, chi discute e chi si indigna, l’assessore alla Cultura Andrea Colasio è «incazzato nero», il manager della F&de Gruop dice che con un affitto di 20 mila al mese e 50 dipendenti deve farlo fruttare ’sto Pedrocchi, non può ritrovarsi sul groppone un museo immobile. Il critico Philippe Daverio interpellato sul furto della zampa che taglia la testa al problema: «I luoghi vanno vissuti e non trasformati in un cadavere. Purtroppo l’idiozia umana non è prevedibile». Nel frattempo il Pedrocchi, con le sue feste non abbastanza sobrie e la sua zampa felina rubata, è finito al centro dell’interesse nazionale con una pagina che la Repubblica ha dedicato alla questione, intitolata: “Feste da ballo, vandali e furti nel caffè caro a Stendhal: «Basta, quello è un museo». Il dibattito continua: museo o caffè aperto al rozzo mondo? La Duse sorbisce il rosolio e sorride ironica, la segretaria balla, la zampa chissà dove è. E se son leoni, ruggiranno.

Alberta Pierobon
 

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