Distretti a tutto export ma il pre-crisi è lontano

Nei primi sei mesi le esportazioni del legno arredo a più 2,1%

Vale 27,4 miliardi il macro sistema Italia del legno-arredo. Rispetto al 2012, i valori sono in calo del 3,2% con una riduzione del numero di imprese del 3,5% oggi a quota 67.222. La contrazione è più marcata nel legno (-4,6%) che nell’arredo -2,1% ma colpisce indifferentemente gli addetti, -1,8%, a quota 366.832. Questo il rapporto tracciato da Federlegno Arredo. Una fotografia aggiornata del settore, con focus sul Triveneto, sarà sul tavolo sabato 4 ottobre, a Godega di Sant’Urbano, al prossimo Convegno Nazionale del Legno. Al centro del dibattito: fondi di investimento dedicati al bosco, possibilità di recupero degli imballaggi, filiere green e proposte operative per far ripartire l’intero settore.

Nello scacchiere nazionale il Veneto conta oggi su circa 10mila imprese attive nel comparto (il 15% sul totale Italia) e 73mila addetti (pari al 20%), coprendo un quarto del totale export Italia del settore (il 24% per circa 3 miliardi) con una variazione positiva del 2,9% nel primo semestre sullo stesso periodo del 2013. A sollevare i destini del legno-arredo, dove sono evidenti ancora le ferite della grande crisi, c’è infatti solo l’export.

In questo scenario, dove è l’assenza di domanda interna la zavorrare la ripresa di una delle quattro più note “A” del made in Italy, le vendite del Bel Paese oltre confine si attestano al 46,4% del fatturato totale del 2013. In crescita del 2,4% sul 2012 per 12,7 miliardi, non ancora sufficienti né per tornare ai livelli del 2007 (14,2 miliardi) né per colmare il gap dei consumi italiani fermi che si ripercuotono sui fatturati, dimezzati rispetto il pre-crisi: 42,5 miliardi nel 2007 divenuti oggi 27 miliardi. Ma se nell’arredamento l’export tocca quota 61% è il legno a dover oggi molto lavorare su un risicato 20%.

La congiuntura del legno-arredo Veneto è ben evidenziata dagli ultimi dati del Servizio Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Negli anni tra il 2006 e il 2012 le aziende venete hanno registrato valori d’export superiori alla media italiana anche di quasi il 3%, ma dal 2013 il Veneto ha rallentato (+2,1% nel primo semestre 2014 con una media Italia del +3%). In generale le vendite di mobili non hanno ancora recuperato quanto perso con la crisi. Il gap rispetto ai livelli del 2007 è pari a -4,9 per cento.

Nello specifico provinciale, Treviso è la regina: nel 2013 il 64% delle esportazioni del settore partiva da qui, con cifre che segnavano un buon recupero verso i massimi storici. A tenere negativa la media sono Vicenza (-6% nel primo semestre 2014) e Verona (-3,8%); più 4% invece per Treviso che quest’anno consolida la presenza in Francia e Regno Unito, allargandosi in Cina (+50%), Arabia Saudita (+61,6%), Qatar (+25%), Repubblica Ceca (+37%), Israele (+34%). I dati che però più evidenziano lo stato di salute del comparto sono quelli dell’occupazione. Le ore di cassa integrazione sono scese nei primi otto mesi del 2014 a 3,1 milioni dai 4,4 del 2013 grazie al ridimensionamento dell’ordinaria e in deroga, mentre aumenta la Cig straordinaria che ha toccato il massimo storico di 2,1 milioni (1,4 nel periodo gennaio-agosto 2013).

«Alla Cig straordinaria ricorrono imprese in crisi strutturale, mentre l’ordinaria viene attivata per difficoltà congiunturali. È probabile che la prolungata crisi domestica abbia trasformato situazioni di difficoltà ciclica in situazioni di crisi strutturale. Questo può spiegare il rientro della Cig ordinaria e il contemporaneo aumento della straordinaria» spiega Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi Intesa Sanpaolo.

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