Domenica in quattromila per rendere omaggio a Valeria

VENEZIA. Oggi, lunedì, è atteso anche il premier Matteo Renzi a Venezia, intorno alle 13, per salutare Valeria Solesin nella camera ardente a Ca' Farsetti.
Prosegue intanto il commosso omaggio dei veneziani alla loro giovane concittadina rimasta uccisa negli attentati di Parigi. C’è chi ha lasciato un mazzo di fiori, chi un boccolo, una composizione, un messaggio, una cornice.
La salma della giovane Valeria Solesin non è rimasta neanche un attimo sola domenica: chi l’ha vegliata per tutto il giorno, ha condiviso un dolore tanto privato con migliaia di persone arrivate da ogni parte per far sentire tutto il proprio affetto e vicinanza alla famiglia. Un lungo e ininterrotto abbraccio, quello dei veneziani. A partire dalle 15, nella fondamenta che conduce a Ca’ Farsetti, ha iniziato a formarsi una coda silenziosa e composta, che via via passavano le ore, diventava sempre più lunga. Verso sera, c’era anche mezz’ora di attesa per entrare, sostare pochi secondi davanti al corpo della ricercatrice ricoperto di fiori, passare oltre e uscire. In oltre quattromila hanno voluto salutare la ragazza uccisa al Bataclan.
C’è chi prega, chi si sofferma con le mani giunte, qualcuno rimane più in disparte. Poi, uno alla volta, la firma sul libro delle presenze. Il silenzio, all’interno della sala, rotto unicamente da qualche colpo di tosse o da un singhiozzo soffocato a metà. C’è spazio solo per la riflessione, il ricordo, la preghiera.
Tantissimi i veneziani, ma anche amici e conoscenti provenienti dalla terraferma. «Il padre di Valeria Solesin è andato a scuola con mia figlia», racconta una signora arrivata da Mestre, «non mi muovo mai da sola, ma sono voluta venire fin qui nonostante il freddo e la fatica. Era qualcosa che dovevo fare altrimenti non me lo sarei perdonato». «La ferita che mi porto dentro fa male», racconta una ragazza, «non so come fare per sentirmi meglio». C’erano vecchi amici dei tempi della scuola, colleghi dei genitori, e poi tantissime persone colpite da un lutto che poteva toccare a chiunque. Mauro Marzo, è docente allo Iuav. Ieri ha accompagnato diversi studenti tedeschi che facevano uno stage di progettazione, e che volevano raccogliersi vicino alla salma: «Hanno voluto venire a salutarla», spiega, «perché vivono la stessa condizione e si sentono vicini a lei». In fila anche stranieri, persino una famiglia di giapponesi con due bambini. A fianco al feretro la nonna, rimasta lì diverse ore e alcuni amici stretti.
Nel pomeriggio è arrivato il fratello Dario, le lacrime gli solcavano le guance, come durante la veglia a San Marco. Il fidanzato, Andrea Ravagnani è rimasto almeno due ore in piedi, vicino alla salma, mentre la fila silenziosa gli passava a fianco e porgeva l’ultimo saluto alla sua ragazza. Poi è uscito, evitando i giornalisti, scortato da alcuni amici. «La mia migliore amica era molto vicina a Valeria», racconta un ragazzo visibilmente scosso, «l’abbiamo accompagnata a salutarla». Lei piange a dirotto, lui la abbraccia. Un’anziana uscendo dalla camera ardente è scoppiata in lacrime.
Attorno alle 17.30 sono arrivati anche i genitori, Luciana e Alberto, composti, nel loro dolore, come ci hanno abituati a vederli in questi giorni. Hanno abbracciato e stretto mani di amici e conoscenti, ma anche di persone che non avevano mai visto in faccia in vita loro, perfetti sconosciuti che hanno voluto sostenerli in uno dei giorni più bui. Molti anche i rappresentanti del mondo politico, che si sono messi in fila. Insieme sono arrivati il parlamentare Davide Zoggia, il deputato Michele Mognato, l’ex vicesindaco Sandro Simionato. E ancora il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo, diversi consiglieri comunali. La coda ha iniziato scemare solo dopo oltre tre ore di flusso continuo e ininterrotto di visite.
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