Domenico aveva bevuto parecchio, poi il volo mortale

PADOVA. Domenico Maurantonio aveva ingerito diversi bicchieri di un superalcolico negli ultimissimi istanti di vita, forse addirittura 5 minuti (o poco più) prima di morire intorno alle 5,30 del 10 maggio, precipitando da una finestra del quinto piano dell’hotel da Vinci a Milano. Quanti bicchieri? Tre, forse di più. Quanto basta per avere nello stomaco un tasso alcolemico pari a 3,7 contro il valore di 1,37 grammi di alcol nelle urine. Il processo di assorbimento dell’alcol (almeno della metà) impiega una mezz’ora: se quel livello alcolico di 3,7 grammi non è stato rilevato nel sangue, vuol dire che Domenico aveva ingoiato una notevole quantità di superalcolico qualche minuto prima di morire. Dove? E con chi? Forse nella stanza condivisa con i compagni di classe del liceo scientifico Nievo, dove gli inquirenti hanno sequestrato due bottiglie da 40 gradi (whisky e liquore alla prugna)? O in qualche altra camera, visto che non sono stati trovati bicchieri o bottiglie nel corridoio del quinto piano dell’albergo?
I dati sono contenuti nella consulenza firmata dal professor Massimo Montisci dell’Istituto di medicina legale di Padova, l’esperto incaricato dal difensore dei genitori dello sfortunato studente, il professor Eraldo Stefani. Una consulenza che finirà sul tavolo del procuratore aggiunto Nobili e della collega Serafini, i magistrati milanesi titolari dell’inchiesta.
E allora – secondo la parte civile – si riapre il ventaglio delle ipotesi: alla polizia i compagni di stanza, che hanno ammesso di essersi infilati a letto intorno alle 5, avevano raccontato: «Domenico? Non ci siamo accorti quando è uscito... Dormivamo».
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