Don Romeo lascia dopo 10 anni
L'amatissimo parroco di Voltabrusegana in partenza per Santa Rita

Don Romeo Sinigaglia mentre celebra un matrimonio
VOLTABRUSEGANA.
Nella parrocchia San Martino di Voltabrusegana si respira un'aria un po' più triste da quando si è appreso che l'amatissimo don Romeo Sinigaglia, da dieci anni insieme ai parrocchiani del quartiere, verrà trasferito l'8 gennaio 2011 nella parrocchia di Santa Rita, a Forcellini. Don Romeo sembra sereno, anche se dispiaciuto, guarda alla nuova parrocchia come ad un'altra missione, un luogo dove potrà conoscere storie di nuove famiglie e portare un po' della sua esperienza: «Mi hanno chiesto la disponibilità perché ce n'è bisogno, e fa parte del nostro ingaggio essere a servizio del vescovo. È inevitabile mettere delle radici, soprattutto essendo rimasti per tanto tempo a contatto con la propria gente, sennò sarei un funzionario». Il «mettere le radici» ha i suoi aspetti positivi, affezionarsi alla gente ed avere delle belle esperienze dal punto di vista umano, ma ha anche i suoi limiti, soprattutto per chi svolge la missione: «Troppe radici ti privano di qualche altra esperienza che potresti fare, e quindi io prendo così questo trasferimento, come una nuova esperienza che mi possa arricchire». Il motivo del trasferimento non è particolare, ma semplicemente un protocollo che i preti stessi avevano redatto con il vescovo qualche anno fa: dopo 8-10 anni un singolo prete dà la propria disponibilità di trasferimento, e con i vicari forani e gli altri preti si decide il da farsi. Don Romeo ha molti momenti importanti da portare con sé quando sarà a Santa Rita, ma i ricordi più belli sono quelli dell'incontro con famiglie, di bambini e di ragazzi, che hanno intrapreso veri e bei percorsi di fede, famiglie che «avevano davvero una grande sensibilità», come riferisce egli stesso. Questo parroco è conosciuto nella zona per aver «rivoluzionato» la cerimonia domenicale: sono comparsi strumenti musicali moderni come la batteria e le chitarre, e hanno iniziato a sentirsi musiche contemporanee, nelle quali vengono riadattati i testi. Un'altra particolarità, che ha permesso a molti bambini di avvicinarsi e capire la messa, è la spiegazione della predica con «oggetti comuni», in maniera simbolica, per cui ogni bambino possa apprendere un insegnamento di Gesù con facilità. Perciò vengono utilizzati ad esempio cesti di arance o frutta, e gli attori diventano i bambini stessi, che puntualmente fanno a gara per salire sull'altare. «Sicuramente non sono stato il primo ad avere questa idea, non lo penserei mai. Ho semplicemente creduto che con i bambini potesse essere valido usare la via della simbologia, la stessa che Gesù usava nelle sue parabole. Prima di me c'è stato Gesù, ma non vorrei assolutamente mettermi al suo livello!», commenta simpaticamente don Romeo. (ch.g.)
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