«Donna e camionista, mai discriminata» La scommessa vinta di mamma Katia

la storia
BORGO VENETO
Se c’è qualcosa che finora non ha mai incontrato è la discriminazione per il fatto di essere donna, nonostante abbia scelto di intraprendere un lavoro che sembra aver poco a che spartire con la femminilità: il camionista. Katia Ambrosi ha 30, un marito e tre bambini, ma ogni mattina esce dalla sua casa di Borgo Veneto e sale nella cabina di un tir, un peso massimo da 44 tonnellate, per avviarsi ad interporti e aziende tra Padova, Vicenza, Venezia, Verona e Treviso. La svolta della vita, prima dedicata interamente alla famiglia, arriva per Katia nell’autunno del 2020, quando prende le redini dell’attività di papà Francesco, anch’egli autotrasportatore con un’azienda a Mirano. «Già durante il lockdown avevo parlato con mio padre di questa opportunità», racconta. «La passione c’era, un po’ di esperienza anche, e mi sono buttata in quest’avventura. Sono felicissima della mia scelta e ogni mattina metto in moto il camion con grinta e determinazione».
Battute sessiste, prese in giro, umiliazioni? Niente di tutto questo. «Al contrario, dovunque vada sono tutti carini e gentili con me», sorride Katia. «Ricevo parecchi complimenti e soprattutto mi sento dire che ho coraggio. Ed è vero: mentre si guida bisogna avere nervi saldi, forza di volontà, mille occhi e la capacità di indovinare ciò che stanno per fare i conducenti degli altri veicoli. I miei colleghi poi sono sempre disponibili a darmi un aiuto se ne ho bisogno e a suggerirmi i percorsi migliori».
STEREOTIPI
Stereotipo del camionista maschilista abbattuto, quindi; ma Katia si incarica di smentire anche un secondo luogo comune, quello che vuole di aspetto mascolino le donne impegnate nelle professioni sino ad oggi appannaggio esclusivo degli uomini. Lei nella cabina del suo camion entra con un trucco curato e naturale, manicure e pettinatura sempre in ordine. La sera poi, al rientro a casa per la cena, riveste i panni di mamma, vicino al marito e ai figli di 2, 7 e 10 anni. Proprio per la loro ancor tenera età la giovane donna ha scelto di non percorrere lunghe tratte che la obblighino a pernottare fuori casa.
«Non ho moltissimo tempo per stare con i miei bambini, ma lo godo appieno», continua. «Mio marito e i miei suoceri mi aiutano molto con la gestione dei piccoli, che sono entusiasti del lavoro della loro mamma, tanto da parlarne spesso a scuola e con le maestre. Mio marito mi ha sempre sostenuto e incoraggiato: “Se il lavoro ti piace, vai” mi diceva prima che iniziassi; lui fa l’operaio, ma mi piacerebbe che in futuro intraprendesse la mia stessa attività. E poi, magari, sarebbe bello trasmettere l’amore per questo lavoro anche ai miei figli. Vedremo: intanto vado avanti, superando ogni difficoltà con la grande passione che ho per questo mestiere». —
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