Dopo l'esplosione il centro di Sant'Angelo di Piove potrebbe non riaprire più

SANT'ANGELO DI PIOVE. Il negozio Sorelle Ramonda potrebbe non riaprire più. I danni che ha subito a causa dell'esplosione e del conseguente crollo del soffitto al centro commerciale di via Piovese a Vigorovea, dove occupa circa 3 mila metri quadri tra magazzino e area vendita, sono ingenti e superano il milione di euro. Non è possibile prevedere tempi certi per la sistemazione dell'attuale sede e non è per nulla semplice trovarne una nuova. Giuseppe Ramonda, presidente del gruppo, vede quindi un futuro a tinte fosche per la presenza del marchio in provincia di Padova. Quello di Sant'Angelo era infatti l'unico presidio Ramonda in zona. «Dovevamo acquistare l'immobile» racconta il presidente «avevamo solo firmato il preliminare della compravendita quando la società che dieci anni fa costruì il complesso è fallita. Non siamo riusciti a perfezionare l'acquisto e poi è subentrato nella gestione il curatore fallimentare. Ma la nostra intenzione era ancora quella di acquistare, visto che era stata bandita l'asta di vendita. Ora posso solo dire che per fortuna non avevamo ancora acquistato, visto quanto è accaduto».
Mario Ganassin, nipote di Giuseppe Ramonda e manager del gruppo, aggiunge: «Siamo frastornati, è qualcosa di incredibile. Vorrei poter fare previsioni e avere soluzioni in tasca, ma è così grave quanto accaduto che non so nemmeno cosa dire. Purtroppo non possiamo dire non solo quando riapriremo ma se riapriremo. I danni superano di gran lunga il milione di euro. La merce che stiamo portando fuori dal negozio, estratta dalle macerie, è danneggiata e irrecuperabile. In quella sede non vedo come si possa tornare, e trovarne un'altra non è certo cosa che si risolva in tempi brevi». Ramonda potrebbe quindi lasciare la provincia di Padova: «Il negozio di Sant'Angelo era un fiore all'occhiello» tiene a sottolineare il presidente Ramonda, «proprio per quello da sempre volevamo acquistare l'immobile. E pensiamo anche ai venti dipendenti che abbiamo e per i quali, in ogni caso, qualsiasi sarà il futuro di quel punto vendita, dovremo cercare una soluzione».
Parole che pesano come pietre sul destino dei dipendenti che ieri mattina, ciascuno con il caschetto di sicurezza sul capo, entravano e uscivano scortati dai vigili del fuoco dal negozio per cercare di mettere in salvo i capi di abbigliamento. Come anche il notaio Nicoletta Spina, il cui studio si trova al primo piano, accanto al centro di estetica Charme Beauty da cui sarebbe partita l'esplosione: una ditta di traslochi per tutta la mattina, ieri, ha portato fuori scatoloni di documenti e pratiche da mettere in salvo. Tutta l'area commerciale è presidiata giorno e notte da un istituto di vigilanza privata. I cancelli sono chiusi e vi sono stati affissi gli avvisi di sequestro penale da parte dei carabinieri di Piove di Sacco, che pure proseguono nei loro rilievi. Anche la titolare del bar Italiana Caffè ieri è rientrata nel suo locale per iniziare la conta dei danni: nemmeno lei sa quando potrà tornare al lavoro.
Tempi più celeri potrebbero esserci per il negozio Tigotà e il supermercato DPiù, non direttamente interessati dal crollo. Per ora, tuttavia, i vigili del fuoco mantengono l'inagibilità per l'intero complesso e saranno necessarie prove statiche e verifiche sulla struttura portante prima di dare il via libera alla riapertura dei locali. Intanto in Procura è stato aperto un fascicolo su quanto accaduto l'altra notte. I carabinieri non escludono alcuna pista, dall'incidente all'atto doloso, anche se al momento non avrebbero individuato alcun possibile movente. Oggi iniziano a sentire i testimoni, ovvero tutti i titolari e i lavoratori che frequentano il centro e tutte le persone che negli ultimi tempi vi hanno avuto a che fare.
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