«Dopo lo sfratto mia moglie ha abortito»

PIOMBINO DESE. Incinta di quattro settimane, abortisce per lo stress seguito allo sfratto. È quanto denuncia A. T., il marito della donna.
La coppia, formata da due cittadini marocchini con tre figli, lo scorso 29 aprile è stata sfrattata per morosità da un appartamento di viale Vittoria a Piombino Dese.
«Da allora siamo in mezzo a una strada», afferma il quarantenne, «abbiamo sistemato i bambini da mio fratello a Rustega, io e mia moglie ci siamo adattati a dormire in auto».
Martedì 3 maggio la ventinovenne si sente male e il marito l'accompagna in ospedale scoprendo così che la donna ha avuto un aborto spontaneo.
Lo attesta un certificato del reparto ginecologico dell'Usl 15, che specifica: «Sospetto aborto completo». Il referto precisa pure che la donna non ha mai eseguito un test di gravidanza né un'ecografia. Dopo le cure, comunque, la donna è stata dimessa.
Giovedì il marito ha chiesto e ottenuto un appuntamento in Comune. All'incontro è intervenuta anche una specialista, ma ormai lo sfratto era avvenuto, peraltro senza che la donna o il marito rendessero edotti l'ufficiale giudiziario, le forze di polizia e il personale dell'Usl 15 dello stato di gravidanza di lei.
«Probabilmente è stata una sorpresa anche per loro, tanto era recente la gravidanza», dichiara il sindaco Pierluigi Cagnin, che ha seguito la vicenda, «se lo avessero saputo sarebbe stata una carta da giocare in loro favore per evitare lo sfratto. C'è da dire che il signore ha dichiarato davanti a otto testimoni che durante lo sfratto la moglie non ha avuto nessun malessere».
Dall'incontro in municipio l'uomo è uscito insoddisfatto. «Il Comune non ci aiuta», dice l'uomo disperato, «continueremo a dormire in auto perché dove sta mio fratello già tengono i nostri bambini insieme ai loro due, e io non ho soldi per pagare un affitto, lavoro in modo precario».
«Il Comune ha fatto tutto quello che poteva, la famiglia è stata aiutata anche in passato», replica Cagnin, «prima dello sfratto c'è stata una riunione dove ci siamo accertati che i minori avessero un alloggio. Attualmente i bambini continuano ad andare a scuola e se arriveranno segnalazioni che sono maltenuti o malnutriti segnaleremo il caso al Tribunale dei Minori per avviare le pratiche e metterli in istituto. Attualmente i motivi non sussistono».
Giusy Andreoli
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