Doppia condanna per Mauro Bertani 5 anni e un milione di risarcimento
Brutta giornata, ieri, per il finanziere Mauro Bertani, 54enne originario del Piovese ma residente in centro città: incassando una doppia condanna, ha totalizzato una sanzione da cinque anni di carcere per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento di due società della holding del gruppo HMB (dalle iniziali dell’imprenditore) interamente nelle sue mani anche se poi formalmente affidata al liquidatore Marcello Ciavarelli, pensionato di origine foggiana con residenza a Torino. Società come Free Costruzioni srl, già in liquidazione del 21 settembre 2017, e Meg Costruzioni srl, dichiarata fallita il 26 settembre 2016. Non solo, dovrà pagare anche un maxi-risarcimento al curatore fallimentare di Meg per il valore di un milione di euro immediatamente esecutivo. Le sentenze sono state pronunciate dal gup padovano Mariella Fino al termine di un rito abbreviato. Rito che, per legge, prevede lo sconto di un terzo della pena.
Per quanto riguarda il crac Meg, Bertani è stato condannato a tre anni per bancarotta per distrazione oltre all’obbligo di pagamento delle spese, con l’applicazione della pena accessoria (l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e l'incapacità per la stessa durata a esercitare uffici direttivi in qualsiasi impresa), mentre è stato assolto il coimputato Marcello Ciavarelli, pensionato 68enne di origine foggiana con residenza a Torino. Poco prima del fallimento dell’impresa – secondo l’accusa che è stata ritenuta provata – Bertani aveva venduto a una società con capitale sociale di un euro due immobili di valore riconducibili a Meg: palazzine con diversi appartamenti situate in via Anghinoni e in piazzale Pontecorvo, già ipotecate. Per Meg si è costituito parte civile il curatore Andrea Albanese che ha ottenuto un milione quale risarcimento danni.
Per quanto riguardo il crac Free, la condanna a carico di Bertani è stata di due anni con il pagamento delle spese e il divieto di esercitare attività d’impresa per cinque anni. Era accusato di bancarotta sia preferenziale, per aver eseguito a suo favore il pagamento di 129.975 euro con l’emissione di assegni e il meccanismo della compensazione (figurava creditore nei confronti di Free dopo aver acquistato crediti da una serie di società), sia per distrazione (220.443 euro la somma sparita) oltre ad assegnarsi 90.468 euro a titolo di compenso quale amministratore senza il voto dell’assemblea dei soci. —
CRI.GEN.
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