«Due generazioni nel viaggio della vita»

MESTRE. È un fiume in piena Beppe Severgnini quando parla di “La vita è un viaggio”, in cartellone al Teatro Corso di Mestre, unica replica per questa stagione in Veneto, venerdì 22 gennaio alle 21.15. Questa esperienza, che lo vede in scena affiancato da Marta Isabella Rizi e con la cantante-musicista Elisabetta Spada, è per il giornalista e scrittore di Crema una “prima volta” per diverse ragioni e in più ambiti. Quali? «È il mio primo testo narrativo» spiega Severgnini «perché ho scritto una quindicina di saggi ma non mi sono mai misurato in precedenza con un romanzo, ed è veramente la prima volta, invece, che un giornalista italiano in attività sale un palcoscenico per interpretare un personaggio. Diversi miei colleghi ci sono saliti, ma interpretavano per così dire se stessi».
Lo spettacolo racconta l’incontro-scontro di due viaggiatori bloccati per uno sciopero all’aeroporto di Lisbona. Per quali motivi un giornalista molto digitale come lei, con 802 mila follower su twitter, ha abbandonato la rete per tornare al teatro, la forma di spettacolo di spettacolo più antica?
«Per me non c’è alcun contrasto e tanto meno incompatibilità. Teatro e rete devono convivere. La “t” di teatro non è la stessa di twitter? E poi il mio vuol essere uno spettacolo sul rapporto fra generazioni diverse: e per parlare meglio alla generazione cui il mio personaggio si rivolge ho pensato che quella del teatro fosse la forma migliore. Senza peraltro negare utilità alla rete».
Insomma arriva sul palcoscenico un tema molto frequentato di questi tempi in Italia: in quale modo lo ha avvicinato?
«Anzitutto il mio è un testo scritto appositamente per il teatro, non un adattamento o una trasposizione di saggi, e costruito ovviamente durante lunghi e intensi giorni di prove oltre che rodato in una quarantina di repliche. Nella fase di costruzione dello spettacolo abbiamo lavorato insieme e devo riconoscere che mi ha giovato un aspetto del mio carattere: non sono permaloso, per cui, assieme al regista Francesco Brandi, abbiamo fatto tesoro dei contributi di tutti. Ne è uscito un testo divertente e, a tratti, commovente. La vicenda costringe a convivere per ore nella sala d’attesa dell’aeroporto di Lisbona un professionista cinquantenne, ovviamente Severgnini, e un’attrice ventottenne, che in scena è Marta Isabella Rizi. Lui è sarcastico e paternalista, lei ingenua, esasperata, stanca dell’Italia e dell’Europa che s’appresta a lasciare per trasferirsi in Brasile. Lui spiega, lei ascolta. Lei chiede, lui risponde. Lui consiglia, lei sbuffa. Poi l’intimità forzata cambia i rapporti».
Come influisce sulle personalità dei due protaqonisti questo protratto battibeccare?
«Ovviamente il mio personaggio passa dall’ostentata sicurezza allo svelamento delle sue fragilità. Direi che dalla vicenda esce più arricchito da questo incontro lui rispetto alla sua interlocutrice. L’esperienza di “La vita in viaggio” mi conferma sempre più che per sostenere cose serie nel nostro Paese bisogna per così dire vestirsi a colori. La maschera di Arlecchino proprio per questo è emblematica».
Quali sono le “cose serie” di cui vuol far partecipi i suoi connazionali?
«I problemi si risolvono solo se le generazioni si alleano. Vorrei vedere insieme in platea genitori e figli fra i venti e i trent’anni. Dicono che un uomo passati 50 anni faccia “cose strane”. Questo testo e la fatica e il divertimento di scrivere e poi interpretare un personaggio è la stranezza della mia mezza età, che mi concedo con un occhio rivolto ai miei connazionali».
Il Teatro Corso è in corso del Popolo a Mestre, biglietti di platea 25 euro, galleria 20. Informazioni 041.5369810 e 348.0613992.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova