Due startup dell’Università a caccia di finanziamenti
Padova culla di startup innovative: nel primo trimestre del 2017 ha raggiunto il numero più alto mai toccato, 175, posizionandosi al sesto posto nella top ten delle province italiane. Ma l’innovazione, oggi, nasce anche in ateneo: negli ultimi 15 anni le startup nate in ambito accademico sono state circa sessanta e alcune sono diventate spin-off. È un settore su cui l’università sta investendo molto, anche facilitando il fundraising: ieri è stata invitata, al dipartimento di Scienze del Farmaco, Barbara Castellano, Principal del Fondo Panakès. Si tratta di un ambizioso riferimento in Italia per gli investimenti nel settore “medicale”, con interessi che si estendono nel resto d’Europa e Israele, che intende investire 100 milioni di euro in startup biotech. «Finora abbiamo finanziato quattro progetti», spiega Castellano, «con circa 4 milioni ciascuno. Privilegiamo progetti che abbiamo già una dimostrazione di fattibilità. Meglio se c’è già un brevetto, perché poter proteggere l’idea è importante. Ma fondamentale è che la proposta rispetti le richieste: ne approviamo una ogni 200 circa, quindi la selezione è durissima».
Dall’ateneo di Padova, poco prima della presentazione, sono già arrivate due candidature, e con ogni probabilità ne seguiranno altre: una, sicuramente, da parte di Itam Pharma, che a maggio prossimo diventerà uno spin off e ha già depositato la richiesta per due brevetti. «Lavoriamo in ambito oncologico, proponendo una chemioterapia selettiva e mirata, in grado di distruggere solo le cellule dannose», spiegano Nicolò Pettenuzzo, Leonardo Brustolin e Chiara Nardon. Ieri i tre ragazzi hanno presentato il progetto, insieme ad altre due startup: Aint (advanced iron nano technologies) e Crossing. La prima, guidata dal professor Fabio Vianello, si occupa di nanoparticelle magnetiche: le applicazioni sono molte, sia nel comparto medico che agroalimentare. Infine Valentina Beghetto, ricercatrice a Ca’ Foscari, ha presentato Crossing, che sviluppa materiali innovativi e ne produce di già esistenti con minor impatto ambientale. «Per la prima volta», conclude il professor Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico, «si sta faticosamente creando una rete tra attività di venture capital e ricerca. Veniamo contattati da molte aziende e fondi che cercano università dove investire, e guardano all’ateneo padovano con interesse».
Silvia Quaranta
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