Duemila mesoteliomi in Veneto: ecco le fabbriche dei tumori

VENEZIA. Si insinua nella pleure, silenzioso e micidiale. E mediamente dopo nove mesi ti accompagnano al cimitero. Non c’è cura per la più micidiale delle neoplasie: il mesotelioma si posa sulle cavità polmonari e può restare «addormentato» anche per quarant’anni. Ma quando si sveglia non c’è niente da fare: l’agonia dura mediamente 306 giorni. E la morte sopraggiunge per asfissia: soffocati.
É anche per questa atrocità che grida vendetta la sentenza della Corte di Cassazione che ha considerato prescritto il reato e annullato la condanna per la multinazionale svizzera di Stephan Schmidheiny, colpevole di almeno tremila morti nella fabbrica Eternit di Casale Monferrato.
E nel Veneto quante sono le fabbriche dove i lavoratori hanno respirato polveri di amianto? Quanti sono i lavoratori iscritti al Registro regionale del mesotelioma? Cosa stanno facendo le pubbliche istituzioni per radiografare il fenomeno? Come funziona la macchina dei risarcimenti? Il nostro giornale è in grado di pubblicare la tabella delle ventitrè principali aziende nel Veneto (molte delle quali sono state chiuse) dove si sono registrati almeno dieci casi di mesotelioma: ce ne sono a Venezia e Padova, naturalmente, ma anche a Vicenza, Verona, Rovigo e Treviso. Pochi i casi a Belluno, concentrati alla Gb Turbo, come riporta in uno studio la Cisl regionale.
Attualmente sono stati iscritti al Registro del mesotelioma 2002 persone residenti nel Veneto, esposti all’amianto per lunghi periodi e quasi tutti deceduti. Ogni anno se ne aggiungono un centinaio di nuovi, soprattutto dalle province di Venezia e Padova.
Porto Marghera - sede di molte attività legate alla chimica e alla cantieristica – e Padova - con le officine di produzione e riparazione dei mezzi ferroviari- sono le capitali dell’amianto nel Veneto.
Il Comune di Venezia, che nel 2010 dedicò un Quaderno della salute (curato da Nicoletta Benatelli) al tema del mesotelioma, fa parte del progetto «Sentieri» per il monitoraggio dei quaranta siti di interesse nazionale dove maggiore è l’incidenza di casi di mesotelioma. A Venezia sono la Montedison e la Fincantieri le fabbriche dove si sono registrati il maggior numero di casi di mesotelioma.
Ma anche Padova, che ha ospitato le Officine Stanga dal 1918 al 2005, è considerato uno dei luoghi più micidiali per l’insediamento della patologia. Con una particolarità: mentre a Venezia il tumore colpisce prevalentemente la popolazione maschile, a Padova c’è un’incidenza femminile più alta della media.
Così a Treviso le fabbriche dell’amianto sono la Fervet (riparazione mezzi ferroviari) di Castelfranco e le Officine Carniato (produzione forni elettrici) di Treviso, quest’ultima chiusa nel 1978. Ma tra le fabbriche della morte ci sono anche la Fincantieri, le Ferrovie dello Stato, l’Arsenale di Venezia, la Miralanza, la Sacaim, la Lanerossi e persino lo Zuccherificio di Legnago. Persino l’Enel.

Dal 1994 l’amianto è fuorilegge, dal 2000 la Regione del Veneto è tenuta alla compilazione del Registro dei mesoteliomi: ne è responsabile il dottor Enzo Merler, medico del lavoro e da anni autentica «memoria» del mesotelioma del Veneto. «Il nostro compito è quello di registrare ogni nuovo caso che insorge nel territorio regionale - spiega il dirigente - . In collegamento con gli Spisal, con le Usl e con le famiglie ricostruiamo la storia clinica dei pazienti e cerchiamo di verificare se vi è correlazione tra la patologia e l’esposizione prolungata a condizioni di rischio. Uno dei problemi è che la normativa nazionale riconosce il mesotelioma come malattia professionale, ma solo per i lavoratori e non, ad esempio, per i familiari o per coloro che sono esposti a condizioni domestiche». I settori dove si registrano il maggior numero di casi è quello dell’edilizia, seguito da quello della cantieristica, dell’industria chimica e delle officine ferroviarie. Non sempre sono i lavoratori vittime del mesotelioma: talvolta sono le compagne degli operai, colpite semplicemente perché magari per anni hanno lavato o cucito gli abiti da lavoro dei mariti respirando le polveri di amianto. «I dati del Veneto sono in linea con la media delle regioni industrializzate del Nord Italia - spiega Merler – . Friuli e Liguria hanno incidenza maggiore per la concentrazione di attività produttive legate all’esposizione da amianto. Ma è bene anche inquadrare il fenomeno dentro a una giusta proporzione: Casale Monferrato, dove aveva sede la Eternit, ha un incidenza di 80 per 100 mila abitanti; l’incidenza di Venezia è di 4 casi per 100 mila abitanti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova