Duemila persone per l’addio ad Alby

FORCELLINI. Quasi 2 mila persone ieri mattina nella Basilica del Santo, hanno salutato per l'ultima volta Alberto Paulon. Parenti, amici, conoscenti e l'intera comunità di Comunione e Liberazione ha stretto in un grande abbraccio la famiglia di Alberto: mamma Donatella Debellini e il marito Michele, lo zio Graziano (presidente di Cl in città), il fratello Andrea e la sorellina Giulia, che Alberto adorava e chiamava la sua Giulietta. È stata la mamma a scegliere il Santo per l'ultimo saluto al suo bambino, quella stessa chiesa che 17 anni fa, nel 1998, ha accolto e confortato ancora una volta la famiglia Debellini per il funerale di Massimo Paulon, il babbo di Alberto. Entrambi se ne sono andati troppo presto: il primo a 34 anni, nel tragico rogo della Befana a Forcellini. Il figlio appena venticinquenne, mentre seguiva le orme del papà nella ristorazione. Alby, come lo chiamavano tutti, è morto lo scorso 27 febbraio a Melbourne, in Australia, mentre andava a lavoro in bici, travolto da un camion. Aveva comprato una bici con la quale ogni giorno pedalava verso il Donnini's restaurant, di cui era lo chef molto apprezzato. In quello sciagurato momento, accanto ad Alberto, pedalava la sua fidanzata Cristina Canedda, anche lei emigrata alla ricerca di lavoro. In Australia, dall'altra parte del mondo, entrambi avevano trovato la loro strada, lei cameriera, lui chef. Cristina non era presente ieri in Basilica, ma ha affidato ad una breve lettera il suo messaggio: «Eri semplice e spontaneo», ha letto un amico, «eri l'unico che aveva ben chiaro cosa voleva dalla vita, inseguendo il tuo sogno fin dall'altra parte del mondo. Chef in uno dei migliori ristoranti di Melbourne, avevi trovato una seconda famiglia. Eri sempre entusiasta di tornare a Melbourne, come dimostra l'ultimo sms che hai scritto alla tua mamma: basta che siate felici. Perchè tu eri felice. Ma un istante ti ha portato via dalla vita e noi non dobbiamo sprecare nemmeno un momento, proprio come volevi tu». In chiesa è arrivato anche un messaggio dal Due Palazzi, da un detenuto, Pasquale, che Alberto aveva conosciuto quando aveva lavorato per la pasticceria del carcere: «È accaduto l'irreparabile e non riesco ancora a crederci. Il giorno che ho saputo avevo avuto il colloquio con la mia famiglia, pensavo sarebbe stata una bella giornata, invece è finita nel ghiaccio. Vorrei abbracciare tua mamma e darle tutto il conforto possibile, ma non posso». Sull'altare nove religiosi, a celebrare don Michele, parroco dell'Internato Ignoto e padre Enzo Poiana, rettore della Basilica.
Elvira Scigliano
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