È Biasion da Piove di Sacco il mago delle fatture false

Le società fittizie venete emettevano fatture per operazioni inesistenti. Ecco chi sono i 12 padovani coinvolti nell’inchiesta sulla ’ndrangheta in Veneto 
Un fermo immagine tratto da un video mostra uno degli arrestati durante la maxi operazione dei Carabinieri del Ros e di quelli del Comando provinciale di Crotone contro la 'ndrangheta, denominata 'Stige': 169 gli arresti in corso di esecuzione in diverse regioni italiane e in Germania, 9 gennaio 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++ .
Un fermo immagine tratto da un video mostra uno degli arrestati durante la maxi operazione dei Carabinieri del Ros e di quelli del Comando provinciale di Crotone contro la 'ndrangheta, denominata 'Stige': 169 gli arresti in corso di esecuzione in diverse regioni italiane e in Germania, 9 gennaio 2018. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++ .

PIOVE DI SACCO. Fatture false e riciclaggio. Sono due delle colonne su cui si fondava l’impero messo in piedi dai Bolognino tra Padova, Venezia e Vicenza.

Il re delle fatture false era senza dubbio lui, Adriano Biasion di Piove di Sacco, spalleggiato da Leonardo Lovo e dal mestrino F. S. Gli emissari dell’organizzazione calabrese-emiliana consegnavano loro i contanti (anche 240 mila euro per volta), le società venete o fittizie emettevano fatture per operazioni inesistenti, la cosca pagava, poi la somma tornava all’organizzazione criminale. Ai veneti restava dal 7 al 10 per cento delle somme.

«Operazione economicamente assai vantaggiosa per tutti i protagonisti», spiega il giudice Stigliano Messuti. Si parla di 8 milioni di euro, quanto i beni loro confiscati.. Nella frazione di Corte quelli di Adriano Biasion e Renata Muzzati non sono nomi noti. Nella residenza di via Jacopo Tatti risultano avere sede anche due ditte. Una è la Biasion Adriano Srl, azienda del settore edile, che si presenta come specializzata nella stuccatura e intonacatura di pareti, muri e edifici. L’altra è una società immobiliare, la Cristallo, intestata a Muzzati.

Biasion è stato arrestato ieri mentre la donna risulta solo indagata. Alla fine del 2017 era già finito, insieme a un’altra ventina di persone, tra gli indagati nell’ambito di un’inchiesta aperta dopo una maxi truffa da milioni di euro ai danni del Fisco, scoperta dai finanzieri di Mirano. L’accusa era quella di avere architettato, insieme a imprenditori veneti, di Cosenza e Caserta, e con l’avvallo di un commercialista di Caserta, un meccanismo con società fittizie costituite ad hoc per consentire ad altre società, che realmente operavano nel comparto dell’edilizia, di eludere tasse e contributi.

Divieto di esercitare attività d’impresa per Loris Zaniolo, nato a Curtarolo 60 anni fa e residente in paese in via Montello. Sposato, con due figli, è titolare della ditta individuale Ellezeta Montaggi di Zaniolo Loris, specializzata nel montaggio di impianti di aspirazione, posa in opera di serramenti e ringhiere in alluminio, metallo e pvc.

Sono zio e nipote Domenico e Leonardo Nardella. Il primo, 59 anni, si trova agli arresti domiciliari in Calabria, dove è stato trovato dalle forze dell’ordine; il secondo, 29 anni, è indagato, ma non è destinatario di misure cautelari. Insieme, fino al 2015, sono stati titolari di un’azienda edile che ha cessato poi l’attività nel 2016. E proprio in quell’anno hanno cambiato la residenza, trasferendola da Carmignano di Brenta – abitavano in via Martiri della Liberazione 127 – in provincia di Cosenza, a Mendicino, dove attualmente vivono. Non hanno precedenti.

Obbligo di presentazione ai carabinieri per Ahmetaj Idriz, nato in Kosovo 49 anni fa, residente a Carmignano in via Martiri della Libertà. Ha una partita Iva, è titolare di una piccola impresa individuale, fa il muratore e non ha precedenti alle spalle.

Luca De Zanetti ed Emanuel Levorato di Vigonza sono invece persone già conosciute alle forze di polizia. De Zanetti, ex imprenditore, ha avuto problemi con varie ditte. Nel 2016 è stato condannato per calunnia a due anni di reclusione per una vicenda che riguardava un investimento immobiliare. Doveva restituire un prestito e si è inventato due denunce false. Nella sentenza era incluso il risarcimento di 32 mila euro alla parte offesa. Anche Emanuel Levorato è stato denunciato per vari reati, dalla calunnia alle lesioni colpose al falso. Nell’inchiesta sulla ’ndrangheta sono entrambi destinatari dell’obbligo di presentarsi ogni giorno alla stazione dei carabinieri del paese.

«Mio marito è al lavoro, il provvedimento che ci è stato notificato nelle prime ore del mattino ci ha colpiti come un fulmine al ciel sereno». Nella abitazione di Cervarese Santa Croce di Roberto Rizzo, 52 anni, originario di Abano Terme, uno degli indagati della maxi operazione Camaleonte, ieri pomeriggio era in casa solo la moglie. Rizzo è titolare con la consorte di una piccola ditta artigiana che opera nel settore della posa di pavimenti.

Lavorano nel settore dell’edilizia anche i rumeni Eugen e Adrian Arcana, padre e figlio di 66 e 37 anni, residenti in via Mazzini a Sarmeola di Rubano dove ha sede la loro ditta artigianale. Ai due è stato notificato il divieto di esercitare attività d’impresa.

Destinatario infine della misura interdittiva del divieto di esercitare attività d’impresa, per un anno a partire da ieri, anche Federico Schiavon, 56 anni, che abita in via Selva a Padova. È titolare della Afm Schiavon Snc: nei suoi confronti è stato disposto il sequestro di 22. 465 euro. —
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova