È di Ravazzolo il report bugiardo per coprire un tecnico nel mirino
Inchiesta “Università pulita”: Franco Nuvoletto era il bersaglio dell’esposto che ha scatenato l’indagine Salgono a 4 le proprietà del dirigente in Salento, il collega oltre alla barca ha comprato 7 moto in contanti
FERRO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SEQUESTRI UNIVERSITA' PALAZZO DELLO STORIONE
È firmato dal dirigente Ettore Ravazzolo il report-bugiardo che nega tanto irregolarità quanto illeciti penali nella gestione di gare d’appalto e affidamenti diretti per la manutenzione degli immobili di proprietà dell’Università di Padova. È il report “negatutto” sollecitato dal vertice dell’ateneo informato da un esposto che i lavori per le manutenzioni sono accaparrati sempre dalle solite ditte. E che la gestione del tecnico Nuvoletto – una vita da benestante che contrasta con uno stipendio mensile da semplice impiegato – premia solo ditte amiche. A presentarlo, nel gennaio 2016, un impresario padovano sistematicamente emarginato dagli affidamenti diretti che, per legge, dovrebbero essere assegnati a rotazione, pescando da un elenco obbligatorio per tutti gli enti pubblici. Quando il rettore Rosario Rizzuto riceve la relazione che minimizza (e anzi certifica) la buona gestione di Nuvoletto, la trasmette alla Procura già destinataria della segnalazione sui presunti illeciti.
La svolta.
È a questo punto che i sospetti si fanno ipotesi di reato, visto che gli inquirenti hanno già in mano alcuni riscontri in grado di confermare il contrario di quanto indicato nel report-bugiardo. E, allora, perché l’ingegnere Ravazzolo copre il tecnico Nuvoletto? È la domanda che si pongono gli inquirenti della Sezione di polizia giudiziaria della procura coordinata dal procuratore capo Matteo Stuccilli e dal pm Sergio Dini. Nel mirino entra, a gamba tesa, il dirigente. Che nega tutto. E si difende. Pur mantenendo il silenzio nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Domenica Gambardella che lo ha spedito agli arresti domiciliari, la sua linea difensiva è chiara: l’ingegnere fa sapere di avere pagato di tasca propria i 51.500 euro per i lavori eseguiti dagli impresari Massimiliano De Negri (pure ai domiciliari) e Otello Bellon (indagato in stato di libertà con altre 14 persone): 1500 euro per il mini in affitto a Padova in via San Fermo 86, la restante parte per l’appartamento di Valdagno in una dimora storica. Sostiene di averli pagati “in nero” per realizzare (nella casa vicentina) un sistema di riscaldamento a muro e a soffitto. Per la procura, solo un tentativo di giustificare il ritrovamento del contante sequestrato a casa sua (13.700 euro). L’ipotesi è che siano il frutto di tangenti.
La bella vita.
Intanto salgono a quattro le proprietà del dirigente in Salento dove ha trascorso anche le ultime vacanze estive con moglie e figlia: sono bilocali situati a Gagliano del Capo, a Felline, Alliste e Morciano (quest’ultima venduta pochi mesi fa). In quelle case, prima della ristrutturazione, Ravazzolo aveva svolto un sopralluogo con l’amico-impresario De Negri per verificare i lavori necessari. Il dirigente, però, non è l’unico amante della bella vita.
Spende alla grande pure il tecnico Nuvoletto in servizio nel Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (Fisppa) in piazza Capitaniato. Punta contro di lui, e il suo inspiegabile tenore di vita, l’esposto del gennaio 2016: un reddito annuale lordo di 42 mila euro, la proprietà di diverse auto e almeno 6, 7 moto tutte pagate in contanti, e di alcuni immobili oltre a una barca di 14 metri ormeggiata a Umago, in Croazia. Quando scopre di essere nel mirino della procura, grazie a una soffiata, Nuvoletto diventa rispettoso delle regole, entrando in frizione con Ravazzolo che continua a gestire la cosa pubblica come una cosa privata. E che si limita a trasferire nei ristoranti gli incontri per trattare il malaffare.
L’indagine.
Sono 20 i lavori di manutenzione sospetti indicati nell’ordinanza che ha disposto gli arresti domiciliari a carico di Ravazzolo e De Negri. Lavori tutti frazionati per restare sotto la soglia dei 40 mila euro che evita la gara pubblica. Gli indagati per corruzione e turbativa d’asta (almeno quelli interrogati fino a oggi) sono rimasti zitti. L’unico a rispondere, il tecnico Osmano Clementi, sospeso dalla Cgil (difeso dall’avvocato Cesare Vanzetti). Lo mette nei guai una telefonata intercettata che l’interessato ha inquadrato nel normale ambito di lavoro.
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