È fallito “daPrette”, il re dei panzerotti di Padova

Sentenza del tribunale: all’asta i beni della società per risarcire i creditore. Era stato un “fenomeno”, poi stroncato dal Covid
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA- DA PRETTE CHIUSO
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA- DA PRETTE CHIUSO

PADOVA. Era il “re dei panzerotti”. È stato deposto dal Covid. Una parabola finita male quella di Davide Prette, quarantenne di origini piemontese, che in città aveva aperto uno dopo l’altro in rapida successione ben quattro negozi che proponevano il prodotto tipico pugliese in decine di varianti. Un’ascesa velocissima tanto che il panzerotto “daPrette” era diventato in pochi mesi un must per molti padovani, soprattutto per gli studenti universitari, anche in virtù del fatto che il negozio restava aperto anche a tarda sera.

Pochi giorni fa però il giudice Giovanni Giuseppe Amenduni ha messo fine alla “daPrette srl” dichiarandone il fallimento e nominando Chiara Marchetto come curatore. Il prossimo 17 settembre ci sarà l’esame dello stato passivo e poi si procederà con la messa all’asta dei beni della società per ristorare i tanti creditori. Per quanto riguarda i dipendenti interverrà invece il Fondo di garanzia dell’Inps.

Il boom cinque anni fa

I negozi “daPrette” iniziarono a spuntare come funghi nel 2015 con primo il punto vendita di via Dante, all’inizio molto piccolo e poi allargato ad altri locali vicini. Poi il secondo locale in via Oberdan, a due passi da Palazzo Moroni. E il terzo in via Gualchiere, tra la questura e lo “struscio” di via Roma. Quindi il negozio all’interno della stazione ferroviaria, davanti al binario 1, dedicato ai viaggiatori e ai pendolari. «All’inizio ero da solo, mi alzavo alle 4 del mattino e lavoravo fino all’una di notte», era il racconto del fondatore dell’azienda Davide Prette. In pochi mesi era arrivato a vendere oltre 2 mila panzerotti al giorno solo nel punto vendita di via Dante.

Dal piemonte a Padova

«Sono nato a Torino ed ho passato la mia infanzia in un piccolo paesino nelle Alpi piemontesi, Mondovì. Già dalla mia giovane età, la mia passione e la mia attenzione si rivolgono al mondo della ristorazione», si racconta Prette nel suo profilo Linkedin.

Un giovane come tanti, con le esperienze all’estero e una passione. E la decisione di investire su Padova, una città scelta grazie ad alcuni amici anche e soprattutto per una perfetta analisi di mercato: studenti universitari, movida notturna ma anche tanti dipendenti degli uffici in centro che spesso cercano un posto per una pausa pranzo veloce.

In poco tempo i panzerotti sono diventati un fenomeno, assieme all’esplosione dello street food. E visto che la formula funzionata, Davide Prette ha deciso di allargarsi e investire sempre di più. Fino ad arrivare ad occupare una trentina di dipendenti, molti dei quali giovani studenti.

La crisi con il Covid

Ma i motivi di un così rapido successo sono poi quelli che hanno portato alla caduta. Con una variabile imprevedibile: l’irrompere del Covid e della conseguenze in termini di chiusure per le attività commerciali. Prima il lockdown vero e proprio, poi le riaperture a singhiozzo con l’alternarsi di restrizioni da zona gialla, arancione e rossa.

I panzerotti sono un cibo da consumo immediato, il delivery non funziona. Gli studenti a Padova non ci sono più, la movida men che meno. Uno dopo l’altro i negozi “daPrette” hanno iniziato a chiudere nei mesi scorsi. Gli ultimi panzerotti sono stati venduti in via Dante nel febbraio scorso.

Il Covid dunque è un ostacolo che ha portato alla chiusura di negozi in città, soprattutto nel settore della ristorazione. Un ostacolo insormontabile anche per chi era riuscito a diventare un “fenomeno”. —

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