E' il giorno di Volunia, il nuovo motore di ricerca presentato a Padova

Massimo Marchiori, l’inventore-docente all'università di Padova è sicuro: «Funziona, adesso siamo alla prova dei fatti». Molta eccitazione nel team veneto, subito cinquantamila accessi
BOLIS MESTRE 27/04/2007 via Torino universita' intervista al Prof. Massimo Marchiori © Bertolin M.
BOLIS MESTRE 27/04/2007 via Torino universita' intervista al Prof. Massimo Marchiori © Bertolin M.

PADOVA. Che ci sia ciascun lo sa, cosa sia nessun lo sa. Sono le ultime ore di mistero per Volunia, che è un nome affascinante e molto altro: un motore di ricerca, un progetto innovativo del web, una scommessa tutta e solo italiana, un terremoto per Google, un prodotto capace di coinvolgere il pianeta, un passo decisivo verso il web semantico. Le ultime ore e poi potremo toccare con mano quello che Massimo Marchiori, testa fina di matematico, lancia nell’universo web.

Finora accenni, parole, tutte le definizioni soprascritte che ai comuni mortali non fanno capire un bel nulla, se non che è una novità. Un approccio diverso, che non fa concorrenza a Google: Marchiori lo dice sempre, come un mantra. In fin dei conti il mondo conosce quest’uomo perché l’algoritmo che fa muovere il motore di ricerca più utilizzato al mondo l’ha regalato lui a Larry Page, che l’ha sviluppato. Per Volunia non si sa bene se tutto si basi su un altro algoritmo o se l’architettura si fondi su qualcos’altro. Tanto, noi ignoranti aspettiamo di essere utenti, mica di capire: operazione indiscutibilmente fuori portata.

Massimo Marchiori gioca a nascondino, non vuole rovinarsi la festa a mezzogiorno al Bo, quando via streaming il mondo potrà seguire il parto in diretta. Ma ha la capacità di dire cosa Volunia non è, oppure a cosa assomiglia, e si affida alle similitudini così alla fine si percepisce il concetto, ma non si arriva ad afferrare l’idea. Diavolo d’un Marchiori: doveva metterci due anni, a sviluppare Volunia, e ce ne ha messi tre. «Però pare che l’idea abbia resistito, non mi sembra che in giro ci sia chi ha fatto ricerche simili».

Dev’essere un’idea raffinata, per non dire geniale, se non è nata da nessun’altra parte, in un mondo tecnologicamente iperteso, con il parossismo della novità da commercializzare immantinente. Volunia è destinata ad avere anche una dimensione economica, ma nasce dalla matematica e non dal marketing. Sarà gratuita, accessibile, come si conviene a qualcosa condiviso nel web, e l’aspetto economico sarà di risulta, esattamente come per Google. E dagliela, con questo parallelo con Google: è che non ci viene in mente altro, quando si pensa ad un motore di ricerca. Non c’è solo Google, ma la logica e l’organizzazione sono quelle: parola di ricerca, link ai siti simili, eccetera.

Noi non ci immaginiamo quello che si è immaginato Marchiori. Dice: «Se Google è un’auto da 120 cavalli, io non mi sono messo a fare un’auto da 130 cavalli. Che senso avrebbe? E non ho nemmeno cambiato carrozzeria. Io propongo l’elicottero». Cioè qualcosa di diverso: l’elicottero si adopera per fare percorsi diversi da quelli che si fanno in auto.

Tre anni a testa bassa per mettere a punto una cosa che le mezze frasi, le piccole anticipazioni e i sorrisi non hanno fatto capire cos’è. Un’abile strategia di comunicazione per creare suspence, o magari una riservatezza dovuta per evitare lo scippo da parte dei colossi informatici. In fondo il team di Marchiori è lui più nove ragazzi, un matematico e gli altri informatici. Un gruppo agile, diciamo, per non dire scheletrico: volessero, intuissero o sapessero, oltreatlantico ci mettono un’ora a lanciare sulla ricerca cento ingegneri full time. Quindi i dieci ragazzi che stanno per sconvolgere il web non è che se la tirino, ma sono prudenti. Oltre a loro, solo il supporto tecnico, in Sardegna, dell’azienda costituita ad hoc, la Volunia appunto: con altre tre persone.

Massimo Marchiori confessa che c’è eccitazione in queste ore di vigilia. La conferenza stampa del Bo sarà insieme un punto d’arrivo (l’annuncio) e di partenza (il funzionamento). «Ma è un po’ come la Sagrada Famiglia a Barcellona: rischi di non vederne mai la fine». Si intuisce che Volunia, qualsiasi cosa sia, non è statica. «Ci mancherebbe, e poi chi lo sa? Sarà il web a deciderlo. Nel programma, chiamiamolo libro mastro, ci sono un sacco di punti attraverso i quali passare. Ad un certo punto ci siamo fermati, per adesso può bastare così».

A tratti sembra un dialogo dell’assurdo, si tratta di definire un fantasma che aleggia, e di acchiapparlo non se ne parla nemmeno. Ma ’sti punti che avete sviluppato funzionano? Marchiori: «Funziona, funziona. Adesso bisogna vedere se la gente capisce, se la cosa piace. Ci vuole la prova dei fatti». E questo sarebbe il famoso web semantico, cioè quello che permette un rapporto diretto tra il sistema e chi lo adopera, addirittura la conoscenza dell’utente e quindi la fornitura di info, link e via dicendo praticamente “su misura”...

«Macché, non è lì la vera innovazione che c’è ora». E allora aspettiamo ancora un po' e magari mettiamoci in coda, se non l’abbiamo già fatto, per essere tra i primi utenti di Volunia. Finora è successo questo: c’è stato un ristretto gruppo di tester, sparsi per il mondo, tenuti al segreto più assoluto. E hanno fornito risposte, consigli, suggerimenti. Poi ci si poteva iscrivere ad una lista per essere “accettati” e poter usare il sistema, e 50 mila sono stati estratti a sorte, quindi con un codice di identificazione. Ma a chiederlo sono stati almeno il doppio.

«Da mezzogiorno cominceremo a permettere l’accesso anche agli altri, cinquemila ogni dieci minuti. Bisogna vedere se il sistema tiene, se ci saranno inconvenienti». Chiunque si può iscrivere, è gratuito. Se tutto fila come si deve, entro una settimana scatterà l’accesso libero e Volunia sarà lì per tutti. Siccome a quel punto si sarà capito cos’è, si potrà constatare il gradimento riscosso.

Magari non sarà una cosa istantanea, il battesimo è il battesimo, poi c’è il tempo delle poppate. «Il popolo del web è così - strologa Marchiori - va a guardarselo con calma, qualche giorno dopo, ci sarà un approccio soft. Immagino un passaparola, scambi di opinioni. Sono fiducioso: si allargherà». Menti fresche al computer, i ragazzi dialogano in automatico con i sistemi, e questo nuovo verrà digerito alla velocità della luce. Verrà anche copiato? «Abbiamo fatto un brevetto protettivo - svela Marchiori - proprio negli Stati Uniti dove esiste il principio che i diritti sono del primo che inventa, the first to invent. Ma c’è il resto del mondo e non voglio rischiare».

Pare che “fibrillazione” non sia la parola giusta per queste ultime ore. «C’è molta eccitazione», ma evidentemente anche fiducia in quel che si è fatto. Non si percepisce nervosismo ma la «contentezza di vedere la luce. E poi magari ti bruci....». Il genio matematico di Massimo gioca a nascondino fino all’ultimo, l’humour attenua la tensione della mattina degli esami, stempera l’elettricità in un paragone ardito: «Ormai mi sembra uno dei segreti di Fatima...».

Ma torna di colpo l’uomo delle idee, dell’algoritmo sconosciuto, della scintilla che si è accesa per la seconda volta, un cervello di fronte al web, al mondo compreso l’etere, cioè a tutti ma proprio tutti: «Insomma, non stiamo mica vendendo un aspirapolvere!».

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