È morto il professor Veronese, marito di Arslan

Docente al Bo di Filosofia e consorte della scrittrice che ha raccontato il genocidio armeno, si è spento dopo una malattia di pochi mesi 

il lutto

Se n’è andato ieri mattina, nella sua casa in via Altinate, il professor Paolo Veronese, 82 anni, già docente di Filosofia teoretica nell’Università di Padova. Accanto a lui la moglie Antonia Arslan, collega d’ateneo e scrittrice di successo che ha fatto conoscere al mondo la cultura e il genocidio del popolo armeno. «Ho fatto della mia vita tanti cammei, ripeteva spesso» ricorda con commozione Antonia, la moglie e compagna di 58 anni di vita, anche se il legame (allora di amicizia) era nato ben prima sui banchi del liceo classico “Tito Livio” di Padova. «Ci siamo conosciuti quando eravamo compagni di scuola in due sezioni diverse» racconta, «Poi sono andata a studiare in Germania. L’incontro, di nuovo, in occasione di un concerto al Liviano, all’epoca Paolo era studente a Giurisprudenza. Nel 1962 ci siamo sposati». Un’unione forte, e sempre di grande confronto. Un’unione da cui è nata Cecilia.

Dopo la laurea in Legge, Paolo Veronese aveva seguito la sua autentica passione, la Filosofia. E conclusa la seconda laurea, era diventato docente all’Università di Padova titolare dell’insegnamento di Ermeneutica filosofica. Pubblicò diversi lavori, tra cui “Ipotesi per una filosofia del gusto” edito da Marsilio. «Era molto socratico, amava il dialogo con gli studenti» spiega Antonia Arslan. Amico di artisti e intellettuali – dal maestro Claudio Scimone allo scrittore Gian Antonio Cibotto – era stato critico teatrale e musicale sulle pagine di un quotidiano e, a proposito dei “tanti cammei”, si tuffava nelle numerose passioni con la volontà di trasformarle in ambiti di competenza, coltivandole con estremo impegno. Così era diventato un esperto di tappeti tanto da svolgere consulenze, come di antiquariato. Si era appassionato di biblioteche (lui progettava e un amico falegname le costruiva) realizzandone diverse in giro per l’Italia. Ultima grande passione, la cucina: «Era diventato un cuoco straordinario e custodiva gelosamente un libro di ricette». Una decina d’anni fa i giorni difficili della scrittrice, ricoverata in ospedale: il marito non la lasciò un istante. Antonia ricorda «quelle pagine emozionanti che Paolo mi aveva scritto». Lo scorso novembre, improvvisa, la malattia. Ancora Antonia: «Gli è stato diagnosticato un cancro al pancreas, inoperabile. E Paolo ha scelto di non fare la chemioterapia che non gli avrebbe lasciato tempo in più da vivere». Qualche ricovero e, sempre, il ritorno nell’amata casa dove ieri si è spento. Il funerale mercoledì nella Chiesa di Santa Sofia alle 11, poi la salma sarà cremata. —

Cristina Genesin

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