È nato questa notte online Huffington Post Italia

di Claudio Giua
Capita spesso che qualcuno chieda: il giornali stanno morendo? La mia risposta è un netto "no", motivato anche dalla vitalità del quotidiano che state sfogliando e leggendo. Soprattutto, non sta morendo il giornalismo.
Grazie all'innovazione tecnologica, mai come oggi cronache e opinioni hanno avuto pubblici tanto ampli, mai in passato ogni evento è stato raccontato nel proprio divenire come avviene adesso, mai i lettori hanno interagito tanto intensamente con le redazioni. Il nuovo giornalismo si alimenta delle opportunità create dalle risorse digitali e quindi cambia continuamente pelle e natura. Le cambia anche l'industria editoriale, il cui compito è realizzare le condizioni perché il giornalismo sia libero e autonomo: mica facile, se si considera che nelle aziende negli ultimi vent'anni si è già dovuto distruggere e ricostruire più di quanto non si fosse fatto negli oltre tre secoli di storia dell'informazione non più solo verbale, erudita o letteraria (il primo giornale italiano fu la "Gazzetta di Mantova", fondata nel 1664). La crisi economica sta poi mordendo in profondità anche lì: la pubblicità, che resta la decisiva fonte di ricavi per chi fa informazione, sta vivendo un rallentamento che sembra non aver fine. Per ogni euro perso dalle "vecchie" carta, radio e tv, ci sono pochi centesimi in più su Internet. Dove per di più la violenta concorrenza degli operatori globali, da Google a Facebook, non è sottoposta ad alcuna regola.
Il paradosso sta tutto qui, nella crescente diffusione e influenza del giornalismo, soprattutto quello professionale, e nella sua scarsa capacità attuale di autofinanziarsi. È dunque una sfida coraggiosa quella che, a partire da oggi, il giornalismo italiano rinnova come fecero il "Giorno" di Gaetano Baldacci il 21 aprile 1956, alla vigilia del boom economico, e la "Repubblica" di Eugenio Scalfari il 14 gennaio 1976, nel picco drammatico degli anni di piombo. Tra poche ore va infatti in rete il sito Huffington Post Italia, frutto della collaborazione tra il Gruppo Editoriale l'Espresso e la fondatrice dell'HuffPost americano, Arianna Huffington.
La mia è una previsione di parte, ma ci credo davvero: anche da noi, come già in Francia e Spagna dopo gli USA, l'Huffington Post sarà un successo.
Per quattro motivi: primo, il modello editoriale è efficacissimo in quanto fonde il selezionato reporting professionale con quello proveniente dalla gente (il "citizen journalism"); secondo, i contributi dei duecento blogger/editorialisti dell'HuffPost Italia copriranno l'intero arco politico, economico, culturale del paese; terzo, il direttore Lucia Annunziata è tra i giornalisti più capaci ed esperti, oltre che noti; quarto, la piattaforma tecnico-editoriale è la migliore disponibile.
Inoltre, l'Huffington Post Italia ha il vantaggio di nascere alla fine di un lungo periodo di decadenza delle nostre vite politica e sociale, che ha profondamente inciso sull'opinione pubblica, meno disponibile a schierarsi ideologicamente, più "meticcia", per usare l'aggettivo con cui Annunziata. descrive la propria creatura. Dunque l'Huffington Post Italia non sarà di parte, nonostante il Gruppo Espresso e Arianna Huffington abbiano storie e tradizioni progressiste di cui vanno orgogliosi. Sul sito, che privilegerà la politica e l'economia, troveranno spazio ogni idea e proposta legittime.
Lucia Annunziata spiega così questa scelta: «È maturo il tempo per aprire uno spazio pubblico di confronto e scontro che includa la massima diversità - di opinioni politiche, di status sociale, di genere, di classe, di fede». Trenta parole più esplicite di un prolisso editoriale di presentazione, come si usava un tempo. In bocca al lupo.
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