È un antico mistero l’identità del nobile a cui fu attribuita la Villa del Conte

FRANCESCO JORI
È rimasto anonimo: non abbiamo documenti di sorta che ci possano suggerire qualche pista concreta di indagine per risalire all’identità del conte che figura nella denominazione ufficiale del paese, Villa del Conte. Altrove, come ad esempio a Camposampiero o a Vigodarzere, è il luogo a “cedere” la propria denominazione alla famiglia più in vista della zona. Qui, invece, il misterioso nobile rimane protetto da una privacy sicuramente vecchia di secoli: è probabile che si tratti di qualche capo guerriero longobardo, giunto da queste parti a cavallo tra il 500 e il 600 dopo Cristo con le truppe guidate prima da Alboino e poi da Agilulfo; o di un alto esponente dei Franchi, subentrati successivamente, e premiato con il titolo comitale per i buoni servigi resi in battaglia.
Di sicuro c’è che il paese è abitato da antica data, visti i reperti che ne documentano almeno due millenni di insediamento stabile; cosa facile a capirsi, d’altra parte, considerando che il territorio comunale si trova lungo la linea boschiva delle risorgive, e dunque presenta condizioni favorevoli al sorgere e allo svilupparsi di un nucleo abitato.
In ogni caso, per trovare la prima traccia scritta del nome del paese, occorre attendere il 1084, quando le famiglie degli Ezzelino e dei Camposampiero, congiuntamente, decidono di donare al monastero benedettino di Sant’Eufemia e San Pietro una proprietà non indifferente, consistente in una dozzina di masserie, una peschiera, e la quarta parte di un’estesa selva chiamata di Concoletto e Moletto.
alleati ma per poco
La circostanza suggerisce un’annotazione storica degna di interesse. L’atto è sottoscritto assieme dagli esponenti di due fazioni che di lì a non molto, diciamo un secolo appena, se le suoneranno di santa ragione. La prima, quella degli Ezzelini, è insediata nella zona dell’attuale palude di Onara, frazione di Tombolo; la seconda, come indica il nome stesso, ha radici a Camposampiero, anche se risiede più stabilmente a Padova. All’epoca sono ancora nella fase emergente, e dunque non ci sono sostanziali motivi di attrito; verranno dopo, quando entrambe cresceranno e si contenderanno l’egemonia padovana, ma per il momento si trovano dalla stessa parte nel favorire santa madre Chiesa.
Il luogo di quella donazione rientra nel territorio di Villa del Conte, che dunque all’epoca è un piccolo centro caratterizzato dalla presenza di modeste fattorie, dove l’agricoltura si accompagna alla pesca nelle generose acque del Tergola, che scorre lì accanto.
s. giuliana sul fiume
E proprio sull’argine del fiume sorge la chiesa di Santa Giuliana, quasi a protezione dalle sue bizze idriche: un documento del 1297 la indica come dipendente dalla pieve di San Donato, nel Cittadellese, che all’epoca è al centro di un’ampia giurisdizione ecclesiale: nella sua veste attuale, risale a una ricostruzione compiuta verso la metà del Settecento, con la facciata decorata da statue del Bonazza, che compaiono anche sull’altare maggiore, e all’interno una tela di Palma il Giovane. Di più antica data è il suggestivo Oratorio di San Massimo in frazione Borghetto, nel territorio di San Martino di Lupari ma in un’area di confine e di storico interscambio. Presenta elementi che risalgono all’epoca longobarda. Nella frazione di Abbazia Pisani c’è invece un ex monastero benedettino, diventato col tempo una chiesa intitolata ai santi Eufemia e Pietro. —
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