Ecco i “fazzoletti” di vetro di Bianconi

Rassegna dedicata al designer padovano che, collaborando con la Venini, creò i vasi iconici
Di Silva Menetto
Interpress/Gf.Tagliapietra. 11.09.15.-Stanze del vetro. Fulvio Bianconi alla Venini.
Interpress/Gf.Tagliapietra. 11.09.15.-Stanze del vetro. Fulvio Bianconi alla Venini.

di Silva Menetto

Quarto protagonista delle “Stanze del Vetro” all’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, è Fulvio Bianconi (1915 – 1996) disegnatore infaticabile, caricaturista e grafico che collaborò con la Venini soprattutto negli anni Cinquanta. Dopo Scarpa, Martinuzzi e Buzzi, il progetto decennale di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung dedicato ai grandi artisti che collaborarono con Venini procede con successo presentando il designer padovano che creò l’iconico vaso “fazzoletto”. Una scommessa audace quella delle “Stanze del Vetro”, partita dalla mostra - bellissima - dei vetri disegnati da Carlo Scarpa per la Venini; sembrava impossibile replicare tanta bellezza eppure, mostra dopo mostra, sotto la sapiente curatela di Marino Barovier, le rassegne si sono succedute senza che il pubblico si stancasse di vedere nelle bacheche minimaliste dell’allestimento gli oggetti in vetro esposti di volta in volta. Il risultato è una grande enciclopedia del vetro di Murano a capitoli, che racconta tecniche, metodi, colori e forme ogni volta uguali eppure diversi. Il grande regista di questa storia fu senz’altro Paolo Venini, che però seppe circondarsi di artisti veri, figure creative libere e autonome che in fornace dettero vita a risultati sorprendenti con l’aiuto di maestri vetrai come “Boboli”, Antonio Biasutto, che lavorò con tutti i maggiori designer della Venini, ricordato con una gigantografia anche all’interno del percorso espositivo di Fulvio Bianconi.

Genialità e perizia artigiana: un connubio che ha reso possibile la realizzazione in fornace di vasi difficilissimi come gli “scozzesi a fasce policrome ritorte” di cui la mostra ospita cinque esemplari assai rari.

Fulvio Bianconi era approdato a Murano nel primo dopoguerra in maniera quasi fortuita: l’azienda di cosmetici Gi.vi.emme lo aveva incaricato di realizzare i flaconi di una nuova serie di profumi dedicati alle stagioni. Bianconi li realizza alla Venini con l’aiuto delle maestranze altamente qualificate dell’azienda e inizia la sua avventura con questo magico materiale. «Guai a scuminssiar col vero, se ti scuminssi nol te mola più» dirà una decina d’anni più tardi, in occasione di una sua mostra di vetri a Milano. Padovano di nascita ma veneziano di adozione, Bianconi porta alla Venini una ventata di fantasia e di giocosità creando la serie teatrale dei Pulcinella di tiepolesca memoria o le principesse africane fatte di murrine, le figure ispirate alla Commedia dell’arte o gli animali in vetro - siano uccelli esotici o buffi animali da cortile - fino alla famigliola “Beat” realizzata nel 1967: una madre, un figlio e una figlia alla moda e capelloni in cui esplode tutta la sua verve di caricaturista. Per il mercato estero inventa le statuine in vetro con i costumi tradizionali delle regioni italiane, mentre dà forma alla sua grande passione per l’universo femminile creando vasi a forma di sirene o a busto di donna, con seni accennati e fianchi sinuosi. Non è stato facile raccogliere i 300 pezzi in mostra a San Giorgio: tutti i vetri di Bianconi esposti alle “Stanze del Vetro” sono testimonianze originali dell’epoca, non riedizioni successive, e tantissimi sono gli inediti in questa mostra che ha potuto contare sul contributo di molti collezionisti privati. A completamento del percorso espositivo i disegni originali di Bianconi, provenienti dal prezioso archivio Venini, con le annotazioni per la realizzazione delle opere, tutte rigorosamente in dialetto veneziano. Fulvio Bianconi alla Venini - “Le stanze del vetro”, Fondazione Giorgio Cini; fino al 10 gennaio. Ingresso libero, ore 10-19; chiuso il mercoledì.

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