ECCO IL FAST FOOD DEL VINO

La Vinicola Vedovato di Trebaseleghe è un punto di riferimento per la vendita del prodotto sfuso
Di Nicola Cesaro

di NICOLA CESARO

«Siamo il “fast food” del vino: con gli ordini che ormai sono “oggi per oggi”, la nostra azienda vuole rispondere pienamente a questo tipo di richiesta». Simone Vedovato, enologo di 42 anni, ha le idee chiare sul futuro della sua impresa: una realtà strettamente legata a un cognome – a fondarla furono Guido e Miranda Vedovato – e che da semplice azienda familiare per la vendita di vino alle locande della zona è diventata una realtà capace di stoccare 150 mila ettolitri e di approdare in ben venti mercati europei. La Vinicola Vedovato Mario Srl di Trebaseleghe è oggi nelle mani di Simone e del fratello Fabio, ragioniere di 39 anni, che hanno raccolto l’eredità imprenditoriale di papà Mario, 66 anni, ancora molto attivo in azienda.

La Vinicola Vedovato è oggi un punto di riferimento nel settore del vino sfuso: «In 65 anni abbiamo fatto un bel salto» conferma Simone «investendo soprattutto nella qualità del prodotto venduto, nella tracciabilità di tutto il processo produttivo e in un elevato standard di controllo. La crescita dei nostri fatturati, al di là dell’ampliamento dei nostri mercati, è però da ricercare nella scelta dei vini da vendere». La Vedovato è passata dai vini di primo prezzo a quelli di qualità, legati perlopiù al territorio: «Prosecco, Pinot grigio, Lugana o Valpolicella. I nostri bilanci beneficiano più del prezzo del vino che dagli ettolitri venduti, per questo abbiamo voluto puntare alle fasce più alte del prodotto. Oggi possiamo dire di saper accontentare qualsiasi tipo di richiesta, intercettando sia i grandi imbottigliatori che le piccole aziende che magari necessitano solo di 20 ettolitri di vino».

Negli ultimi anni la Vedovato ha aumentato la capacità di stoccaggio dell’azienda – da 100 mila ettolitri a 150 mila – così come l’affidabilità dei software di gestione e la cubatura delle aree di lavoro: «Aumentare lo stoccaggio vuol dire sapere rispondere in maniera immediata alle richieste della clientela, che oggi chiede una cosa e la vuole quasi per il giorno stesso» spiega Simone. Oggi il bilancio dell’azienda tocca i 63 milioni di euro e buona parte del merito va all’export: «Da vent’anni siamo presenti nel mercato dell’est europeo, dove il vino di primo prezzo la fa da padrone, ma la richiesta è comunque notevole e i concorrenti sono veramente pochi». La Vedovato sta inoltre inaugurando una nuova nicchia di mercato, quello delle bevande “ad hoc”. «Capita che qualcuno ci mandi una bottiglia con bevande simili allo spritz e ci dica: “Ne vogliamo di uguale”. Ecco che noi creiamo il vestito su misura, ci trasformiamo in una sorta di azienda sartoriale».

Fondamentale, in questo senso, è l’attività del laboratorio, che oggi impiega tre tecnici: «Non siamo produttori e compriamo il vino da altre realtà aziendali, alcune molto piccole e dunque prive di un serio ufficio analisi: quando andiamo a vendere, dobbiamo gara. ntire massima sicurezza e trasparenza, per questo abbiamo il dovere di investire sul controllo del prodotto». Da azienda familiare, la Vedovato è arrivata a dar lavoro ad una ventina di dipendenti: oltre ai tre tecnici ci sono anche cinque ragionieri, tre autisti e sei cantinieri. Segno che il rapporto tra titolari e lavoratori è rimasto quello degli albori è sicuramente la scelta di dedicare, nel sito internet della società, una sezione con foto, nome e ruolo di ogni dipendente: «Stiamo parlando di un aspetto fondamentale per la nostra azienda» confermano i Vedovato. «Con noi abbiamo uomini e donne che lavorano qui da 25 anni e che hanno contribuito ai nostri risultati».

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